TAI CHI E DIABETE  

 Tratto da: AGI Salute, 2 Aprile 2008

Gli esercizi del Tai Chi aiutano le persone con diabete di tipo 2 a controllare la malattia, dicono i ricercatori. Due studi separati hanno scoperto, in un programma di esercizi durato 12 settimane, che questa disciplina cinese era riuscita a potenziare il sistema immunitario e a ridurre i livelli di zucchero nel sangue. Il Tai Chi, tradizionale arte marziale cinese, unisce respirazione profonda e movimenti leggeri, favorendo il rilassamento. Entrambi gli studi, condotti uno a Taiwan, l’altro in Australia, sono stati pubblicati dal British Journal of Sports Medicine. Lo studio di Taiwan ha messo a confronto 30 persone con diabete con 30 sane. In 12 settimane, i partecipanti hanno imparato i movimenti del Tai Chi con un istruttore e un video che potevano guardare a casa. Si sono allenati tre giorni a settimana, con lezioni di un’ora. Alla fine del programma, i livelli di zucchero nel sangue erano scesi mentre il sistema immunitario era potenziato (al contrario, l’attività fisica estrema può deprimere il sistema immunitario). Lo studio australiano, più piccolo (solo 11 partecipanti) ha dato risultati simili. In più, sono stati notati anche altri benefici: perdita di peso, diminuzione della pressione del sangue e miglioramento della resistenza all’insulina.

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ALCUNI ricercatori americani affermano che il Tai-Chi:
può essere utilizzato per aumentare l’equilibrio e la stabilità con conseguente riduzione delle cadute, si pensi all’incidenza della fratture nell’anziano»,
spiega Ettore De Giacomo, docente ai corsi di perfezionamento di agopuntura deil’Università degli studi di Milano (www.naturmed.unimi.it), «per favorire le funzioni cardiorespiratorie; per riabilitare pazienti affetti da esiti di infarto miocardio acuto o artrite reumatoide; per ridurre il dolore, l’ansia e l’insonnia. L’utilità delle ginnastiche mediche e del Tai-Chi nel ridurre lo stress mentale ed emotivo è ben nota. Studiosi australiani hanno scoperto che la pratica del Tai-Chi induce un incremento delle secrezioni urinarie di noradrenalina e una riduzione della concentrazione del cortisolo nella saliva con conseguente riduzione dello stato di tensione, fatica e allarme. Per quanto riguarda la geriatria, si sono riscontrati notevoli effetti del Tai-Chi sulla stabilità posturale dell’anziano, sull’elasticità dei movimenti». Ancora, sulla geriatria, De Giacomo cita alcuni studI, (1996, dipartimento di Neurologia dell’Università del Connecticut) in cui si afferma che la ginnastica medica cinese incrementa in modo significativo l’equilibrio posturale e riporta lo stato di forma del soggetto a livelli sovrapponibili a quelli di individui più giovani (da 3 a 10 anni). Altri effetti favorevoli consistono nella risposta neuroendocrina: sembra che dòpo un’ora di pratica si assista a una significativa riduzione del cortisolo plasmatico e aumento dell’ormone della crescita e della melatonina (Centerof !ntegrative Medicine, Institute of Medica! Science)
Effetti su postura, cuore, ossa e mente:
OLTRE ai benefici sullo stato di benessere generale dell’individuo, una ricca letteratura internazionale testimonia gli effetti benefici di questa antica forma di ginnastica. «Molto importante è l’aspetto terapeutico che può essere praticato per il trattamento di malattie in atto, in associazione o meno all’agopuntura, come disturbi reumatici, forme ansioso-depressive con tutte le loro somatizzazioni (problemi gastrici, intestinali, respiratori) e anche forme di ipertensione iniziale», spiega Lucio Sotte, direttore della Rivista italiana di medicina tradizionale cinese e della Fondazione Matteo Ricci (www.fondazionericci.it www.luciosotte.it. I benefici si evidenziano anche sulla capacità di risposta immunitaria dell’organismo, su insonnia, ipertensione arteriosa e sul profilo lipidico, sull’attenzione e l’equilibrio dell’anziano (con significativa riduzione delle possibilità di fratture dacaduta accidentale), sull’osteoporosi post— menopausale, sull’artrite reumatoide e su altre forme di reumopatia. «Il pregio degli esercizi», sottolinea Sotte «è che sono a bassissimo consumo energetico, quindi praticabili anche da chi è in cattive condizioni energetiche». li Tal-Chi rafforza l’immunità e migliora lo stato di benessere. «Infatti, diminuisce l’attivazione dell’asse dello stress e del sistema nervoso simpatico in particolare, che hanno, notoriamente, effetti soppressivi sull’immunità», afferma Francesco Bottaccioli, direttore della Scuola di medicina integrata (www.simaiss.it), nella nuova edizione del suo Psiconeuroendocrinoimmunologia, Red. Ed. «Perché il Tai-Chi non è solo rilassamento mentale, ma è anche ginnastica aerobica, di cui beneficiano i sistemi cardiovascolare, respiratorio e muscolo-scheletrico».

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Tai Chi per i pazienti parkinsoniani   

 

 

 

Mercoledì 14 Maggio 2008

Uno studio preliminare suggerisce che quest'arte cinese possa migliorare la funzione motoria e l'equilibrio

Ricercatori presso l'Università di Washington (Stati Uniti) hanno assegnato 33 pazienti parkinsoniani a caso ad un programma di terapia fisica basata sul Tai Chi (20 sessioni di 1 ora ciascuna da completare nell'arco di 10-13 settimane) oppure a nessuna terapia fisica particolare. Dopo il completamento del programma di Tai Chi è stato rilevato che il gruppo allenato presentava miglioramenti per quanto riguarda l'equilibrio, i punteggi UPDRS e la capacità di alzarsi e riferiva un maggior senso di benessere, mentre il gruppo non allenato non ha presentato variazioni.

Tai Chi è un'arte marziale cinese messa a punto 2000 anni fa, che consiste nella esecuzione precisa di movimenti lenti e fluidi.

Fonte: Hackney & Earhart Gati Posture  online 29 marzo 2008

 

 
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Anche i corsi di Tai Chi
possono aiutare i malati di Parkinson
 
Al primo posto ci sono i malati di Parkinson. È una lunga tradizione quella che lega la struttura Portuense al Servizio Sanitario Nazionale per la cura di questi pazienti che ha portato a sviluppare competenze e organizzazione uniche. Da un parte, infatti, sono stati condotti studi e ricerche per meglio affrontare la patologia in collaborazione con l’Università Tor Vergata di Roma, dall’altra è stato messo a punto un insieme di programmi di riabilitazione specifici come, per esempio, quello incentrato sul Tai Chi, antica arte marziale cinese, che aiuta la coordinazione dei movimenti e la loro sequenza.
La malattia di Parkinson è la più comune malattia del sistema nervoso centrale dovuta alla degenerazione cronica e progressiva di quell’area del cervello in cui viene prodotta la dopamina, un neurotrasmettitore essenziale per il controllo dei movimenti corporei, in cui svolge un’attività inibitoria. Nell’organismo si crea perciò uno squilibrio fra i meccanismi inibitori e quelli eccitatori, a favore di questi ultimi, provocando tremore a riposo, instabilità posturale, disturbi della parola e della scrittura, turbe vegetative e spesso sintomi ansiosi e depressivi. Tra le strategie di intervento, all’ospedale Portuense è stato sperimentato il Tai Chi, un antico sistema di arti motorie cinesi che coinvolge la mente e il corpo. Nato come arte marziale, nel tempo si è evoluto come una pratica psicomotoria particolarmente adatta alla popolazione anziana in grado di migliorare l’autostima, ridurre l’ansia, aumentare la resistenza cardiorespiratoria, la forza muscolare e l’equilibrio. Sono stati fatti diversi studi sugli effetti del Tai Chi: gli anziani che lo praticano da molti anni hanno un controllo dell’equilibrio simile a soggetti più giovani. È un’arte, con il corpo rilassato e la mente allo stesso tempo calma e concentrata, che prevede un inizio caratterizzato da posture semplici e di maggiore stabilità con una graduale progressione delle difficoltà che implicano rotazioni globali del tronco e della testa abbinate a trasferimenti del peso corporeo da un piede all’altro. «Si è pensato di utilizzarlo nei parkinsoniani perché questi pazienti soffrono di una progressiva instabilità posturale che fa lievitare la paura di cadere, riducendo ulteriormente la mobilità», sottolinea Liana Bestavashvili, neurologa, responsabile del programma di neuroriabilitazione. Un Tai Chi in versione ridotta. Tutta la sequenza sarebbe stata difficilmente gestibile da un paziente, pertanto è stato sviluppato uno specifico programma di solo quattro esercizi. «Lo studio preliminare ha coinvolto venti pazienti, in grado di camminare almeno per tre metri, con o senza deambulatore, divisi in due gruppi - precisa la specialista - il primo ha effettuato sedute settimanali di un’ora per tre mesi, precedute da un esercizio terapeutico convenzionale; mentre il secondo ha svolto solo l’esercizio terapeutico convenzionale». Grazie a un sistema computerizzato, è stato possibile verificare che l’arte cinese «è un valido aiuto nel migliorare il controllo della postura, dei movimenti e dell’equilibrio nei soggetti affetti da Parkinson», aggiunge Bestavashvili. Tanto che ora è partito uno studio ben più ampio che coinvolge 50 malati, divisi in tre gruppi. E i primi risultati sono positivi e confermano la validità dell’arte cinese.
Altro grande capitolo sono i disturbi cognitivi, caratteristici del morbo di Parkinson, che si presentano con una prevalenza del 40% e possono comparire anche in uno stadio iniziale della malattia e in assenza di una vera demenza. Si tratta di difficoltà intellettuali e psicologiche, per esempio problemi di concentrazione, incapacità a creare nessi logici, tendenza a perseverare, rallentamento generalizzato dei processi mentali. In particolare, ricerche sperimentali hanno confermato che la malattia è accompagnata da disturbi dell’attenzione, di anomalie delle funzioni esecutive di pianificazione (strategia che permette la corretta esecuzione di un compito) e da incapacità nel risolvere i problemi. Per il paziente è difficile passare in modo agile e spontaneo da un concetto o da un comportamento ad un altro perché non riesce ad abbandonare prontamente un’idea o un compito, anche semplice, in risposta al modificarsi delle condizioni ambientali. Da qui tutta una serie di test su cui è concentrata la strategia di riabilitazione cognitiva svolta al Portuense.
 
il giornale.it 

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 Tai Ji e Parkinson
Riportiamo quanto elaborato dall’associazione vicentina malati di Parkinson: C'è una nuova via per convivere in maniera migliore con il morbo di Parkinson: "E' quella di coniugare le cure occidentali con i saggi consigli dell'antica medicina cinese e i suoi esercizi psico-motori , quali il Tai Chi Chuan". Lo ha detto il dott. Guido Galvanini, per anni primario ospedaliero e oggi specialista di medicina cinese, nell'ambito di un convegno sulle Terapie riabilitative .Combattere il Parkinson non solo con i farmaci e le terapie occidentali, ma anche con l'ausilio della medicina cinese. "Due medicine che io ritengo complementari e non alternative l'una all'altra - ha sostenuto Galvanini - Se il nostro scopo è quello di offrire ai parkinsoniani una terapia e una qualità della vita migliori, la mia esperienza mi porta a dire che la medicina cinese, unita agli esercizi motori di Tai Chi Chuan, offre loro tanti e nuovi benefici". Sono circa 500 mila i malati di Parkinson in Italia."E' una malattia che colpisce sempre di più, in quanto è legata all'allungamento dell'età - ha sostenuto il dott. Luigi Bartolomei, neurologo al San Bortolo - Non mancano però manifestazioni di Parkinson in età giovanile, causate da forme genetiche". Sono diversi i malati di Parkinson che praticano sotto la guida di uno specialista gli esercizi fisico-motori del Tai Chi Chuan, antica disciplina imperniata sul movimento, la postura, il rilassamento. Un'esperienza che a molti di loro ha già aperto nuove frontiere di qualità della vita rispetto al passato. "Con la medicina cinese non si blocca la malattia - ha detto senza mezzi termini il dottor Galvanini - ma se coniugata a idonei esercizi fisici, come appunto possono essere quelli del Tai Chi, si possono ottenere nel paziente sostanziali miglioramenti, come ad esempio quelli legati alla riduzione dei tremori". Il passo incerto, la postura sempre più insicura: perchè la medicina cinese, se ben coniugata alle terapie della medicina occidentale, può aiutare i malati di Parkinson?"La loro medicina ha un approccio completamente diverso dal nostro. Agopuntura, dietetica, farmacologia nella medicina cinese partono da un punto fermo: il concetto di energia, di emotività.La loro medicina propone terapie psico-motorie che si prestano alla cura dei malati di Parkinson e, più in generale, a tutti quelli che non godono di buona salute. Un paziente può stare meglio, pur vivendo la sua malattia: è qui che la cultura cinese ci può insegnare molto".
Giovanna Menicatti (Presidente Associazione Parkinson Lombardia)
15 / 06 / 2010 





 

Da sapere
Il Maestro George Xu
Nel Taiji Quan, vero tesoro dell’umanità, c’è il sapere di una delle civiltà più antiche e raffinate del mondo: la civiltà cinese. In esso si ritrovano in un mix, tanto irripetibile quanto unico, l’arte del combattimento, la scienza medica cinese, la filosofia taoista e ricche venature di quella confuciana e buddista.
E’ in poche parole:
arte marziale,

arte del corpo,
filosofia
scienza medica.

I tre aspetti s’integrano e si armonizzano perfettamente.
Il Taiji é una “scienza esatta”, nella accezione più occidentale del termine, in quanto ogni suo gesto, ogni sua azione si esplica sia sul piano della salute del corpo e della mente, sia sul piano della difesa del proprio corpo.
E’ una strada maestra (Dao) per camminare nel mondo e inoltrarsi nell’universo uomo.
È un’arte perfetta sotto tutti gli aspetti, in grado di dare ad ognuno la sua risposta:
all’artista marziale alla ricerca di un arte efficace ma non violenta,
a colui che ricerca un senso alla propria esistenza,
ai cultori dell’arte del movimento come strumento di crescita personale e a quelli interessati semplicemente al proprio benessere psicofisico.
Coinvolge l’essere umano in senso globale dal piano fisico a quello mentale/emozionale, passando per quello delle energie sottili per arrivare a quello spirituale evolutivo.
L’armonia Yin/Yang, l’armonia intrinseca della natura, applicata alle tecniche di combattimento, ha generato nel corso dei secoli, una delle arti più raffinate che si conosca, che travalicando il campo marziale, attraverso un’integrazione cosciente ed attenta del “sistema corpo-mente”, arriva  ad una visione metafisica dell’esistenza.
Vero e proprio cammino (Dao) di ricerca/sviluppo/trasformazione rappresenta per l’uomo moderno uno strumento ideale per l’ecologia del sistema mente-corpo, in grado di dare vigore al corpo ed equilibrio alla mente. Il suo percorso è basato su dei principi generali che sono alla base della vita stessa.
Il principio base del Taiji è il principio dei Tre Poteri, all’interno di essi, come in un gioco di scatole cinesi, sono contenuti tutti gli altri, ignorarli rende sterile la pratica.
Il Maestro George Xu

I Tre Poteri:

 
Yi o potere della mente
Qi o potere dell’energia
Li o potere del corpo

Essi sono intimamente interconnessi. Esaminiamoli uno ad uno precisando che la divisione è fittizia e ha soli fini esplicativi, e ricordando che un corpo forte e in armonia è funzionale ad un libero fluire dell’energia e all’equilibrio mentale, e che questo ultimo è la condizione di base per guidare il qi e trasformarlo in vigore e forza interna (nei jin).
Li: il potere del corpo.
Sviluppare il potere del corpo significa elevare al massimo le abilità fisiche per renderlo forte, coordinato ed efficiente. Ciò comporta un lavoro serio e rigoroso di tipo interno (Nei Gong) sui meridiani, sugli organi interni e sulla struttura profonda, e uno di tipo esterno (Wai Gong) sull’allineamento strutturale e sull’integrazione funzionale della caratteristiche statico/dinamiche della struttura corporea nelle sue componenti fondamentali:
1° corretto allineamento dello scheletro, che vuol dire una statica economica e un equilibrato utilizzo della colonna vertebrale in armonia con la forza di gravità
2° miglioramento della coordinazione neuromuscolare
3° potenziamento delle caratteristiche di base (ottimizzazione dell’uso della forza, agilità e scioltezza, coordinazione e ritmo).
Qi: il potere dell’energia o soffio vitale.
Lo sviluppo del potere energetico comporta il lavoro di trasformazione delle energie grezze (Jing) in energia vitale (Qi), e di questo in vigore e forza interna (Nei Jin) e successivamente in forza spirituale (Shen). Questo potere è ovviamente connesso sia con il fisico che con il mentale.
Yi: il potere della mente
Questo potere è il più sottile dei tre, e comporta oltre al lavoro sulle qualità della mente (volontà, attenzione, concentrazione. consapevolezza), lo sviluppo delle “Tre Armonie Interne”:
1° l’armonia tra le proprie emozioni (la mente- cuore o Xin) e il pensiero cosciente Yi
2° l’armonia tra la mente Yi e il Qi che significa la capacità di guidare coscientemente l’energia
3° l’armonia tra Qi e Li, che vuol dire la capacità di trasformare il qi in vigore e forza interna (Jin) per muovere il corpo.
 Il Maestro George Xu
 La dimensione energetica
 
La dimensione energetica racchiude in sé il concetto di “soffio vitale“ (pneuma) che nutre e sostiene il corpo. Per comprendere appieno questo potere, che è una specie d’interfaccia, un mediatore tra il corpo fisico e la mente, occorre andare oltre il semplice rapporto psicosomatico tra mente/corpo per arrivare ad uno più complesso ed articolato, tra mente/energia da un lato, e tra energia/corpo dall’altro.
Il lavoro sulle proprie energie é un vero e proprio processo di trasformazione interiore delle potenzialità fisiche e mentali chiamato tradizionalmente “San Cheng Jin Bu Gong” ovvero “Metodo dei tre stadi e dei nove passi”. Processo che possiamo chiamare l’arte di nutrire la vita che si basa essenzialmente sui principi del San Bao, i tre tesori o le tre gemme, cioè le tre forze o energie universali, che operano nell’uomo e sono indispensabili alla sua esistenza. Si tratta sostanzialmente dello stesso tipo d’energia, presente in tre diversi gradi di purezza e raffinazione: il Jing, la forza essenziale generativa (essenza), il Qi l’energia o soffio vitale e lo Shen o spirito.
Jing l’essenza, é la sostanza che nutre il corpo, può essere considerata come la forza essenziale, é assimilata all’ energia sessuale e riproduttiva.
Qi abbraccia una varietà straordinaria di significati, può essere intesa come fiato ordinario o respirazione, principio vitale, energia o soffio vitale.
Shen significa essenzialmente spirito con tutte le sue funzioni coscienti e i livelli fondamentali di attività, si manifesta primariamente come Yi (volontà, intenzione, consapevolezza ecc.).
La conservazione e il nutrimento di queste tre gemme ha come obbiettivo la longevità e l’immortalità dello Spirito. Le tecniche utilizzate sono tantissime ma tutte si basano su tre presupposti indispensabili:
1° il controllo del corpo per mezzo di adeguate posizioni,
2° il controllo del respiro, tiaoxi, per mezzo di esercizi di respirazione,
3° il controllo della mente, tiaoxin, per mezzo della meditazione, della concentrazione e del distacco.
Il controllo del corpo
Il controllo del corpo significa armonizzare e sviluppare al massimo le sue potenzialità, attraverso un lavoro sulla sua forma o struttura (Xing) e sul perfezionamento delle posizioni che può assumere nello spazio (Shi). Significa cioè un lavoro sulla propria postura, dove per postura intendiamo la posizione sia statica che dinamica che può assumere il nostro corpo nello spazio.                     
Il controllo del corpo richiede anche un lavoro d’irrobustimento sia esterno che interno. Quello esterno(wai gong) si ottiene lavorando su muscoli, tendini, legamenti, articolazioni e ossa, è la prima fase del processo, prepara il praticante agli stadi successivi. Quello interno(nei gong) agisce sulle strutture e funzioni interne del fisico: si lavora sugli organi interni, sulla circolazione sanguigna e sul sistema nervoso. Praticamente il tutto consiste nello sviluppare l’intelligenza corporea, affinandone la consapevolezza interna ed esterna per ottimizzare l’uso che l’uomo fa del proprio corpo ricreando l’armonia motoria.
Dal punto di vista pratico il tutto si traduce prendendo coscienza per esempio:
- della propria respirazione e del rapporto che essa ha da una parte con il qi, dall’altra con la vita tonico-motoria;
- dei movimenti tra le varie parti del corpo (le braccia rispetto alle gambe, il tronco rispetto alla testa etc.) e dei movimenti che il corpo può fare nello spazio.
Il controllo del respiro
Il respiro e’ la vita, nell’accezione più ampia é il legame di connessione tra la materia e l’energia da un lato, e la coscienza e la mente dall’altro.
E’ energia vitale allo stato puro, è il primo atto della nostra esistenza terrena, che poi prosegue scadenzata dal suo ritmo. E’ Alfa e Omega, Principio e Fine. La testa (dantian alto), con il sistema nervoso centrale, é il polo di coscienza del corpo umano; il ventre (dantian basso), con il sistema vegetativo, é il polo di forza vitale. Tra questi due poli si trovano la cassa toracica e i polmoni, sede della respirazione, del cuore e del sistema circolatorio che costituiscono il polo mediano (dantian medio). Quindi il respiro come punto d’unione e di scambio tra il conscio e l’inconscio, tra istinto e ragione, tra cuore e cervello. Questa eccezionale condizione che gli é propria e il suo legame sia chimico che meccanico con la circolazione sanguigna ne fanno il grande regolatore dell’organismo, e degli stati emotivi e mentali.
Il controllo della mente
Il controllo della mente, infine, significa sviluppare le 5 qualità della mente (volontà, attenzione, concentrazione, coscienza, consapevolezza) e trasformarle, così, da semplici qualità psicologiche in forze di trasformazione in grado di pacificare le proprie emozioni e sedare i propri conflitti interiori per sviluppare un pensiero puro (Yi) che guidi tutto il processo di trasformazione.
Il Maestro George Xu
SAN CENG JIN BU GONG (METODO DEI TRE STADI E DEI NOVE PASSI)
 
La fisiologia energetica taoistaè basata sulla trasformazione delle tre forme di energia sottile Jing, Qi e Shen chiamate le ‘tre gemme’ o ‘San Bao’ che sono elaborate e Questi luoghi particolari, che possiamo considerare come dei centri di controllo e d’interscambio tra la dimensione fisica, mentale e spirituale, sono dei veri e propri laboratori di trasformazione in cui avvengono vari processi d’alchimia interiore per determinati materiali ed energie sottili. La loro localizzazione nel corpo é la seguente:
dantian inferiore(Xia dantian) é localizzato nel ventre al disotto dell’ombelico, é la sede dell’essenza vitale o jing;
dantian mediano(Zhong dantian) é localizzato nel torace all’altezza del cuore, é la sede del soffio o qi;
dantian superiore (Shan dantian) é localizzato nella testa é la sede dell’energia spirituale o shen.
Ognuno di questi campi é una tappa fondamentale del lavoro psicofisiologico di trasformazione che si svolge in successione, partendo dalla
1° tappa (Lian jing hua qi – trasformare l’essenza in soffio) in cui nel dantian inferiore l’essenza vitale Jing, assimilabile all’essenza riproduttiva e seminale, si sublima e si trasforma in energia vitale o qi (soffio).
2° tappa (Qi hua shen – trasformare il soffio in spirito) il soffio vitale prosegue nel campo mediano dove è sublimato e trasformato in energia spirituale o Shen.
3° tappa (Lian shen hua xu – trasformare lo spirito in vuoto), lo Shen, a sua volta sublimato e trasformato nel campo superiore, ritorna a Xu, la suprema vacuità.
Ovviamente queste trasformazioni delle energie sottili, sono accompagnate ad ogni tappa da un lavoro di trasformazioni delle qualità fondamentali della mente e del corpo che coinvolge la vita emotiva, razionale e cognitiva.
Nel primo stadio, infatti, affinché possa avvenire la trasformazione alchemica del Jing in Qi, bisogna armonizzare la mente-cuore (Xin) con la volontà cosciente (Yi nian), in modo che ci sia unità d’intenti tra ciò che intimamente desideriamo e ciò che pensiamo coscientemente, tra cuore e cervello, tra sentimento e razionalità.
Per mente-cuore (Xin) i saggi taoisti intendono qualcosa di molto articolato e complesso da cui tutto proviene e a cui tutto ritorna in una interazione sferica multidimensionale che coinvolge il cuore e la mente sia nei molteplici aspetti fisiologici (sangue e respiro) sia in quelli più propriamente mentali (pensiero, emozioni, sentimenti) e sia in quelli delle energie sottili.
Nelle lingue occidentali non esiste una parola equivalente che esprima tutta la ricchezza di significato racchiusa nell’ideogramma Xin, per cui ci dovremo accontentare di tradurlo semplicemente come: mente-cuore.
Dove la parola mente fa riferimento alla mente intuitiva, immaginifica e creatrice, motore segreto e immobile della mente razionale in contatto diretto, da una parte, con gli aspetti più segreti del nostro corpo (il sangue, il sistema nervoso, il sistema immunitario) e il suo sentire interiore (emozioni, sensazioni, percezioni) e dall’altra con la mente universale.
Solo così potremo capire perché per realizzare la prima trasformazione alchemica del Jing in Qi è richiesto come prerequisito, come condizione minima indispensabile che il pensiero cosciente si armonizzi al sentire del cuore
Infatti, se il pensare diventa caotico, greve e ossessivamente ripetitivo allora la volontà (il volere) s‘indebolisce, quando il volere diventa debole il proposito (l’intenzione) si smarrisce e il sapere dire (la conoscenza intellettuale) diventa vaniloquio privo di riflessione impotente a generare il sapere fare.
Volontà e proposito, riflessione e sapere-fare sono intimamente interconnessi e sono alla base del mondo mentale, se smettono la loro intima e armoniosa relazione il pensiero cosciente né soffre e i soffi (Qi) si disperdono.
Nel secondo stadio, la trasformazione del Qi in Shen é accompagnata da un’ulteriore raffinazione: il nostro pensare cosciente e il nostro sentire più profondo (emozioni, sentimenti), si armonizzano all’attività dello spirito.
Se questa non si realizza la luce dello Spirito non riflettendosi nello specchio del cuore non può irradiarsi né nella mente, né negli organi fondamentali, così che il corpo perde vigore e vitalità, e i soffi si disperdono.
La volontà che ha generato il saper-fare del primo livello si cristallizza perde la sua vitalità e diventa testardaggine, il sapere-fare ripetendo sé stesso con maniacale precisione come un orologio non evolverà nella dimensione dell’Essere, dove la coscienza di sé evolve nella consapevolezza intuitiva dello Spirito e si sviluppa l’agire spontaneo (Wu wei).
Quando si realizza l’agire spontaneo la mente è calma e trasparente e riflette tutto quello che le sta davanti, senza intenzione, senza focalizzazioni, nondimeno il suo agire è preciso perché ha sviluppato la percezione intuitiva dello Spirito.
Armonia tra volontà e spirito vuol dire anche che la volontà della mente si conforma al volere dello spirito.


Il volere della mente è cosa diversa dal volere dello spirito: il primo (il volere della mente) è un processo attivo frutto di una mente allineata in cui confluiscono armonicamente attenzione e concentrazione, da cui l’azione scaturisce potente e precisa come una freccia scagliata da un arco; il volere dello spirito è un non-volere, dove l’attenzione non è mai concentrata, ma diffusa, non converge per contrazione sulle cose o sulle idee, ma si armonizza con esse e le avvolge come la luce soffusa che si diffonde da una candela.
Il volere della mente è un volere pieno, quello dello spirito è un non-volere, o più esattamente un volere vuoto, dove questo vuoto non va inteso come assenza ma come quella parte del non-fatto che diventa funzionale al fare, come è in un vaso che è tale proprio in virtù del non-fatto, del vuoto che è scaturito dal (manu)fatto.
Il volere della mente essendo pieno si svuota (si esaurisce) nel suo agire, il volere dello spirito essendo vuoto si riempie nel suo agire.
Non solo la volontà cosciente si conforma al volere dello spirito, ma tutto il corpo che diventa plastico, fluido, e si adatta alla mutevolezza della situazione sia nella sua forma, sia nelle posizioni che può assumere nello spazio.
Attività dello spirito che nella sua intima essenza è un non-fare o, per essere più precisi, un lasciar fare, unfare con… il corso naturale dell’evento, del fatto, della situazione, senza interferenze, senza pregiudizi, senza intenzioni; mentre la mente cosciente, al contrario, è sempre orientata al fare, è costantemente polarizzata, e quindi in quanto tale, nel suo agire, è facile che crei interferenze.
Al terzo stadio, quando l’energia spirituale si fonda con quella universale (ritorno al vuoto) avviene la definitiva metamorfosi della mente e scompare ogni differenziazione.
Ritorno al vuoto che non è un annullamento, un annichilimento in un vuoto metafisico, ma è un realizzare il vuoto che consente al pieno di manifestarsi liberamente, all’anima di realizzarsi senza condizionamenti di sorta, alla mente di agire libera di ogni interferenza per esperire direttamente la realtà vuota.
Vuoto e pieno non sono condizioni assolute, ma relazioni fluide in reciproca e intima relazione, quindi una mente vuota, un agire senza intenzioni, un ritorno al vuoto dello spirito non sono cose da raggiungere, stati permanenti, ma esperienze che esistono solo in relazione al soggetto che le vive, ma non per questo meno reali di qualsiasi altra cosa che i normali sensi possono percepire.
Il tutto, naturalmente, senza sforzo sotto la guida dello Spirito, senza che la mente lo voglia,senza che la mente lo pensi, senza che il cuore lo desideri.

Il Maestro George Xu

1° Stadio (Lian jing hua qi) Trasformazione dello Jing in Qi

 
 
Il primo stadio, consistente nel raffinare il Jing (essenza fisiologica generativa) in Qi (energia o soffio vitale), che avviene a livello del dantian inferiore richiede, perché possa completarsi con successo, che la mente-cuore si armonizzi con il pensiero o volontà cosciente(Xin He Yu Yi). I pensieri disordinati, gli eccessi emotivi, le emozioni incontrollate possono danneggiare la funzionalità degli organi interni pregiudicando la produzione e il libero fluire del qi. Ecco perché i tre passi intermedi del primo stadio richiedono che:
1° Il pensiero o volontà cosciente deve raggiungere la quiete (Yi Jing)
2° La forma corporea deve essere corretta (Xing Zheng)
3° Il qi deve fluire liberamente (Qi Shun).
1° Il pensiero o volontà cosciente deve raggiunger la quiete (Yi Jing)
Questo è il primo gradino, ma per la mentalità cinese ciò che è posto all’inizio rappresenta anche un punto di arrivo. Così è, infatti! Una mente inquieta, confusa è il primo ostacolo da superare, così come una mente calma e tranquilla, oltre che condizione minima indispensabile per la riuscita dell’opera, è anche un fondamentale risultato. L’attività della mente non si ferma mai, l’uomo comune é continuamente coinvolto in un dialogo interiore senza sosta, che impedisce la calma ed agita i pensieri come il vento le acque di un lago. I maestri paragonano questo stato ad una scimmia ubriaca che si agita incessantemente, ed il pensiero ad un cavallo che scalpita irrequieto.
Così come un cavallo irrequieto non permette una cavalcata tranquilla perché si rischia continuamente di essere disarcionati, alla stessa maniera un pensiero irrequieto non solo è un ostacolo per avviare il processo di pacificazione (Jing) della mente (Yi), ma anche per la pacificazione della mente–cuore (Xin) o mente emozionale.
Il pensiero ordinato aiuta la vita emotiva
Le emozioni ordinate aiutano la ragione
2° La forma corporea deve essere corretta (Xing Zheng)
Sviluppare una forma corporea corretta significa elevare al massimo le abilità fisiche del corpo per renderlo forte, coordinato ed efficiente. Ciò comporta un lavoro serio e rigoroso di tipo interno (Nei Gong) sui meridiani, sugli organi interni e sulla struttura profonda, e uno di tipo esterno (Wai Gong) sull’allineamento strutturale e sull’integrazione funzionale della caratteristiche statico/dinamiche della struttura corporea nelle sue componenti fondamentali:
A) Corretto allineamento dello scheletro, che vuol dire una statica economica e un equilibrato utilizzo della colonna vertebrale in armonia con la forza di gravità
B) miglioramento della coordinazione neuromuscolare
C) potenziamento delle caratteristiche di base (ottimizzazione dell’uso della forza, agilità e scioltezza, coordinazione e ritmo).
Il lavoro esterno(wai gong) si svolge su muscoli, tendini, legamenti, articolazioni e ossa, è la prima fase del processo, prepara il praticante agli stadi successivi.
Quello interno (nei gong) agisce sulle strutture e funzioni interne del fisico: si lavora sugli organi interni, sulla circolazione sanguigna e sul sistema nervoso. Praticamente il tutto consiste nello sviluppare l’intelligenza corporea, affinandone la consapevolezza interna ed esterna per ottimizzare l’uso che l’uomo fa del proprio corpo ricreando l’armonia motoria emotiva e mentale.
3° Il qi deve fluire liberamente (Qi Shun)
I primi due gradini, se sono stati fatti con attenzione e dedizione, hanno creato le premesse ottimali affinché il terzo gradino si realizzi quasi spontaneamente, sia colto senza sforzo come un frutto giunto naturalmente a maturazione. Purtroppo c’è da dire che sono veramente pochi i praticanti che ottengono ciò, non perché sia difficile, ma solamente perché presi dalla fretta e forviati da pregiudizi mentali, ampiamente messi in risalto, trascurano il lavoro sul corpo per dedicarsi a quello energetico considerato erroneamente più nobile.
Cercare di far fluire liberamente il qi in un corpo pieno di tensioni psicofisiche, in una struttura scheletrica non allineata con una mente disordinata è come farsi guidare da un cieco su un sentiero di montagna, è come se un contadino trascurasse di preparare adeguatamente il terreno dove dovrà piantare i suoi semi. Per ovviare a questi inconvenienti gli antichi maestri, profondi conoscitori dell’animo umano, tra questi tre passi hanno inserito due passaggi intermedi:
a) l’armonia tra il pensiero cosciente (Yi) e la forma corporea (Xing), e
b) tra la forma corporea e l’energia (Qi).

Questi passaggi intermedi sono indispensabili, sono come due anelli che legano tra di loro Yi (mente), Xing (forma corporea) e Qi (soffi-energia), senza di essi non c’è Taiji Quan
il Maestro George Xu

2° Stadio (Lian Qi Hua shen) Trasformazione del Qi in Shen

 
Il secondo stadio avviene a livello del dantian mediano, dove il Qi é trasformato in Shen, Il primo stadio richiedeva come prerequisito che la mente-cuore (Xin) si armonizzasse con il pensiero cosciente (Yi), nel secondo è richiesto che quest’ultimo si armonizzi con l’attività dello Spirito, ciò è detto:“Yi He Yu Shen” (Armonia tra volontà cosciente e spirito ).
Da un punto di vista pratico nel primo stadio abbiamo armonizzato corpo, mente-cuore ed energia, nel secondo impariamo:
 
a) come utilizzare il Qi trasformandolo in forza interna (nei jin),
b) come trasformare la forma corporea (Xing) in adeguate posizioni (Shi) e
c) lo Yi (mente) in Shen (forza spirituale).

I tre passi sviluppano:
1° Jin vigore o forza interna,
2° Shi posizione o postura del corpo,
3° Shen spirito interiore.

Essi sono intimamente legati ai tre passi del primo stadio dalla forma corretta (Xing) nascono le innumerevoli posizioni (Shi) che il corpo può assumere durante la pratica (Xing Sheng Shi), le quali sono state studiate in maniera tale da favorire il corretto fluire del Qi e sviluppare la capacità di trasformarlo in vigore interno (Qi Sheng Jin), sotto la guida dello spirito (Shen) che si é sviluppato dell’intento della mente (Yi) perfettamente armonizzata (Yi Sheng Shen).
Se il primo stadio ha lo scopo di preparare il corpo, rendendolo forte ed in buona salute, e di pacificare la mente, armonizzando e sviluppando al massimo le sue potenzialità, con il secondo livello si entra nella vera pratica del Taiji, e si é in grado di sfruttare le enormi potenzialità della fusione tra mente, corpo ed energia, sia per scopi marziali, trasformando fisicamente il qi in forza fisica, sia salutari trasformandolo in vitalità.
Nei Jin (forza interna)
La forza (nei jin) che si sviluppa con la pratica del taiji quan è di natura particolare, e richiede un’attivazione intelligente delle potenzialità nascoste dell’essere umano da quelle fisiche a quelle spirituali, passando per l’intelligenza, l’emozioni e l’istinto. E’ cosa diversa dalla semplice forza fisica, e non è neanche forza psicofisica, né tanto meno semplice sommatoria di corpo, mente ed energia.
La forza fisica muscolare e la forza interna sono entrambe in grado di sviluppare potenza e sono entrambe efficaci, ma le strutture e i modi sono completamente diversi.
La prima è una forza che si sviluppa da una struttura muscolo-scheletrica che agisce attraverso un gioco di aperture e chiusure di leve articolari, dove lo sforzo è concentrato in periferia ai quattro angoli del tronco (braccia e gambe) e in superficie (muscolatura superficiale).
La seconda è una forza molto più complessa, si diparte dal centro e dall’interno del corpo, richiede una sensibilità intuitiva verso le leggi alla base dell’interazione corpo-mente-energia dell’universo uomo.
La forza interna (nei jin), efficiente ed efficace, si sviluppa dall’attività coordinata di elementi più semplici:
1 – una struttura osteo-articolare allineata
2 – un sistema muscolare coordinato
3 – il qi che fluisce liberamente
4 – una mente che coordina e guida.

La forza interna è un mix di sensazioni, emozioni, energia che si esprime attraverso un corpo intelligente, è un coinvolgimento e uno sconvolgimento globali.
Coinvolgimento che dal punto di vista fisico significa:
- imparare a percepirsi dall’interno,
- imparare a concentrare la forza lungo l’asse centrale del corpo (zhong ding),
- fare nascere i movimenti dal centro in modo che sia l’interno a muovere l’esterno;
dal punto di vista energetico:
- attivare ed allineare i tre dantian,
- coordinarli con il corpo fisico in modo da poter trasformare il qi prodotto in forza interna (nei jin);
infine dal punto di vista mentale:
- usare l’intenzione cosciente (Yi) per far si che il corpo si muova per effetto della forza interna che si sviluppa dal potere del qi trasformato.
Questo processo di sviluppo, passa attraverso tre fasi che vanno dall’esterno verso l’interno, dal grossolano al sottile:
1° Fase, Forza della struttura (interazione struttura / muscoli).
Si sviluppa da una struttura perfettamente armonizzata, dove ogni muscolo, ogni singola articolazione sono accordati con tutti gli altri. E’ ancora una forza di tipo “fisico”, ma di qualità molto raffinata e superiore, é esente da sforzi, agisce globalmente senza attriti e dispersioni.
2° Fase, Forza del qi (interazione qi / struttura ).
Come l’energia che si sprigiona dallo scoppio della miscela aria-benzina (il qi), all’interno della camera di combustione di un motore (il dantian), può essere trasformata in lavoro meccanico per mezzo dei servomeccanismi del motore (la struttura ossea) per far muovere una macchina, alla stessa maniera il qi accumulato all’interno del dantian può essere trasformato, con l’ausilio della mente, in forza interna (nei jin) per far muovere il corpo.
3°Fase, Forza dello Yi (interazione mente (yi) /(qi) energia).
Si sviluppa con il pieno controllo della mente sull’energia. Il qi guidato dalla mente può essere indirizzato con estrema precisione ovunque. Come un raggio laser è in grado di controllare un missile in volo, alla stessa maniera, lo yi/qi di un maestro esperto é in grado di controllare i movimenti del suo avversario.
il Maestro Flavio Daniele
Ming Jin – La forza visibile
La prima delle tre, la forza della struttura, più esterna e grossolana, è chiamata Ming Jin o “forza visibile“ Opportunamente allenata può raggiungere elevati gradi di sviluppo. Presenta tre diversi livelli:
- Il primo
si realizza quando tutti i muscoli agiscono in perfetta connessione.
I movimenti del corpo sono fluidi e coordinati. La maggior parte dei praticanti si ferma a questo livello.
- Il secondo,
più profondo, quando si usa la struttura ossea per “ supportare ” il lavoro muscolare.
A questo livello, con il lavoro muscolare ridotto al minimo, con i muscoli rilassati e la struttura ossea perfettamente connessa, i movimenti sono esenti da sforzo e da tensioni.
- Il terzo
quando il sistema muscolo-tendineo lavora coordinato con quello osteo-articolare/legamentoso.
Con la perfetta coordinazione dei due sistemi il lavoro muscolare è “sostituito” da quello delle ossa. Il praticante a questo livello usa la forza delle ossa, dei legamenti e dei tendini al posto di quella dei muscoli. I muscoli, specialmente quelli superficiali, sono morbidi e rilassati, la struttura e le ossa forti: l’esterno è morbido come cotone, l’interno è come acciaio.
An Jin – La forza nascosta
La seconda, forza del qi, chiamataAn Jin o forza nascosta, molto più flessibile, viva e sfuggente, è di difficile individuazione anche per un praticante esperto, perché può essere raccolta, concentrata e profondamente nascosta all’interno del dantian basso, come un serpente nella profondità della terra .
Anche an jin presenta diversi livelli di sviluppo:
- Il primo
si realizza quando il qi interagisce con i muscoli.
- Il secondo,
quando sprofonda maggiormente all’interno, e interagisce con struttura ossea.
- Il terzo, quando agisce direttamente senza coinvolgere ossa e muscoli.
Hua Jin – La forza perfetta
La terza, Hua Jin, è la forza dello Yi in azione, la sua natura è mutevole e sfuggente, l’applicazione così sottile che non si riesce a percepirne l’origine, a livello della hua jin i movimenti esterni del corpo, frutto di una raffinata alchimia interna, sono minimi ma potenti, e i movimenti interni, simili a vibrazioni ad alta frequenza piccoli e sottili, sono come delle onde d’urto in grado di destabilizzarti sia a livello fisico, impedendoti i movimenti del corpo, sia mentale intuendo e prevenendo le tue intenzioni. Necessita di specifici allenamenti che coinvolgono gli aspetti intuitivi, emozionali ed istintivi fondamentali del praticante.
La hua jin in azione segue le sei direzioni contemporaneamente indipendentemente da dove è orientato il corpo, dispiega la sua intenzione come il ragno la tela e impregna lo spazio di intelligenza rendendolo struttura portante del movimento.
Hua jin è forza vuota, ma riempie e trasforma lo spazio, il corpo si coordina in sé stesso e in relazione con lo spazio, si percepisce la forza della terra fluire attraverso la struttura corporea che sembra nuotare nel campo gravitazionale come un pesce nell’acqua. Ogni gesto è come recitato da tutto il nostro passato, una sorta di memoria in azione, con il peso di tutte le esperienze che plasmano il ritmo e la forma del gesto stesso rendendolo unico.
Shi – Posizioni del corpo nello spazio
Con il termine Shi i maestri intendono le posizioni (figure) che il corpo in movimento assume nello spazio. Sono tante, ma non tantissime, nello stile Yang di Taiji, per esempio, le più importanti sono poche decine, nello stile Chen un pò di più.
Ogni posizione, perfettamente bilanciata, è frutto dell’esperienza di intere generazioni di maestri e praticanti, nell’arte del corpo e dell’efficacia in combattimento. L’assetto posturale e le geometrie articolari rispettano le leggi del movimento naturale e sono costruite per permettere la massima mutevolezza e flessibilità d’azione. Ogni posizione è come il centro di una ruota multidimensionale da cui si dipartono come raggi tutte le altre, così che ognuna può naturalmente evolvere in tutte le altre in un mutamento continuo senza soluzione di continuità.
Mutamento che, dagli aspetti più esterni e fisici arrivando a quelli più interni, predispone all’imprevedibilità, rende atti ad affrontare l’imprevisto, rende la mente calma nel caos del mutamento, paradossalmente, togliendole qualsiasi punto di riferimento, qualsiasi certezza del buon esito del suo agire, facendole vivere e sperimentare l’incertezza e l’insicurezza insite in ogni situazione.
Spirito interiore
Il terzo passo intermedio, la trasformazione dello Yi (forza mentale) in Shen (forza spirituale), del secondo stadio, perché possa realizzarsi richiede lo sviluppo dello spirito interiore. Nella tradizione taoista c’è un legame molto stretto tra psicologia e fisiologia, tra materia (carne) e spirito per cui per spirito interiore non intendono un qualcosa di metafisico trascendente il corpo, ma piuttosto una quintessenza delle abilità/qualità del corpo-mente immanente all’essere umano e, in quanto tale, in interrelazione dinamica sia con gli aspetti fisico-energetici, sia con quelli relati alla coscienza individuale e universale. Ecco perché il lavoro sulla mente e sulle sue qualità fondamentali (volontà, attenzione, concentrazione, coscienza e consapevolezza) (Cfr. I Tre Poteri segreti del Taiji Quan pag. 41) non deve essere solo di tipo psicologico, ma deve coinvolgere tutto il corpo (muscoli, ossa, organi interni, sistema nervoso ecc.), coinvolgimento che non è semplice creazione di un’interfaccia di collegamento tra corpo e mente, ma un vero e proprio processo di metamorfosi che vede la mente sciogliersi nel corpo, così che la mente superficiale (la mente coscia) unendosi  alla mente profonda annulli la differenza tra ciò che desideriamo coscientemente e ciò che desideriamo con il cuore (Xin), tra mente concettuale (conoscenza razionale) e mente intuitiva (sapienza del cuore), in modo che i nostri desideri, la nostra volontà non entrino in conflitto con la saggezza naturale del corpo e con il volere dello Spirito.
 Il Maestro Flavio Daniele

3° Stadio (shen he yu kong) lo spirito si armonizza al vuoto

 
 
Il terzo stadio, lo Spirito si armonizza al Vuoto, sviluppa ogni tipo di facoltà, compresa quella di trasformare direttamente la propria energia spirituale in forza fisica. E’ il livello più alto della pratica. Molti fraintendono questo ultimo stadio pensandolo come annullamento, dispersione dello spirito nel vuoto come fumo nell’aria, ma in realtà va inteso come elevazione/condensazione di tutte le potenzialità di corpo, mente ed energia fuse in una nuova dimensione spazio-temporale di ordine diverso; dove i normali parametri di riferimento della mente e del corpo sono sovvertiti, e l’agire nasce dal non agire, la velocità dalla lentezza, il duro dal morbido, la forza dalla non-forza; dove comprendere significa andare oltre le contrapposizioni dialettiche, dalla logica discorsiva; dove l’azione non può essere modellizzabile attraverso l’ordine della tecnica, ma attraverso la spontaneità caotica dell’arte, e l’azione efficace è frutto dell’imprevedibilità dello spirito, non della volontà cosciente della mente. A questo livello non si agisce si re-agisce, che non è un agire contro ma un agire-con. E’ come davanti ad uno specchio dove ogni azione è immediatamente riflessa non un istante prima non un istante dopo, in maniera diretta senza previsioni senza anticipazioni, si è solamente lì dove si deve essere, senza nulla fare senza nulla volere, senza nulla pensare, solo ri-flettere, solo re-agire.
Non fare – non pensare – ma esserci.
Quando si è coinvolti in una situazione del genere, non si può e non si deve fare nulla, se no a nostra volta re-agire, ri-flettere, non contrapporsi non essere a-vverso, ma nello stesso verso, diventare flussi (corpi) che si incontrano, si rincorrono, specchi (menti) che si riflettono l’uno nell’agire dell’altro.
Così la coscienza si adegua alla plasticità, fluida e mutevole, della Spirito, scompare la sensazione di un’Io agente personale, non c’è più coinvolgimento nell’azione che si sviluppa da sola, non c’è apprensione per i risultati che semplicemente accadono, non ci sono conflitti da risolvere perché semplicemente non sorgono.
Tutto questo richiede tre passi intermedi:
1 – Kong

2 – Xu
3 – Ling

i tre termini vogliono dire tutti “vuoto”, ma ognuno ha una sfumatura diversa senza una fissa gerarchia e in continua interazione dinamica:
- Kong fa riferimento alla chiarezza della mente vuota e nasce dall’accordo armonico tra yi e shen (il volere della mente si uniforma al volere dello spirito)
- Xu è riferito al corpo vuoto di tensioni in perfetto equilibrio dinamico, che si muove senza sforzo nello spazio per effetto dell’accordo armonico tra xing e shi
- Ling è riferito al soffio vitale qi e nasce quando il qi fluendo libero e abbondante si trasforma in vigore e forza interna (nei jin)
Il Maestro Flavio Daniele

Yi – Potere della Mente

Dalla volontà all’ intuizione
 
Mentre il Qi lo abbiamo considerato come l’interfaccia tra la mente e il corpo, lo Yi lo potremmo definire il “primus inter pares” e il “trait d’union” tra Li (dimensione fisica) e Qi (dimensione energetica). Con Yi le potenzialità del corpo, normalmente limitate alla forza dei muscoli e dei movimenti veloci possono essere elevate a massimi livelli con l’utilizzo cosciente del potere dell’ energia interna.
Potremmo sinteticamente intendere Yi, come quella qualità che controlla sia il proprio corpo sia la propria mente.
In realtà é una idea molto più complessa che coinvolge la mente, nei suoi molteplici aspetti, il corpo, con le sue potenzialità e lo spirito o Shen. Yi é quindi, una delle facoltà dell’organo Xin nelle sue componenti principali:
Yi Shi (coscienza, consapevolezza) e Yi Nian (idea, intenzione ecc.).
Può essere sinteticamente espresso con “mente-cuore”, che implica il concetto di “consapevolezza intuitiva”; dove le due parole consapevolezza ed intuizione sono intese nel loro significato più pieno e cioè la capacità di “conoscere e di esserne coscienti” senza mediazioni intellettuali in maniera diretta ed immediata, come implica la parola intuizione che etimologicamente significa “essere in Dio”, dal greco en (in) e theòs (Dio), che in senso lato é quella che i maestri chiamano conoscenza del cuore.
E’ lo stato in cui non c’é disarmonia tra pensiero ed azione, in cui la consapevolezza si fonde con l’azione, facendo si che i movimenti del corpo siano perfettamente allineati al flusso della nostra intenzione cosciente, é una specie di “estasi” non mistica, che rappresenta uno stato di fusione, di assorbimento totale in quello che si sta facendo, dimentichi di ogni cognizione spazio-temporale. Corpo, mente ed energia si fondono in un più alto stadio dimensionale, che rappresenta la quintessenza delle potenzialità individuali: lo stadio Spirituale o Shen.
Per la lingua cinese é normale sintetizzare in un ideogramma concetti complessi che nelle lingue come quelle occidentali richiedono complesse spiegazioni, ed é per questo che Yi può essere tradotto come idea, attenzione, intenzione e volontà cosciente (Yi Nian); consapevolezza, coscienza e intuizione (Yi Shi).
Il Maestro Flavio Daniele

Yi – Potere della Mente

Dalla volontà all’ intuizione
 
Mentre il Qi lo abbiamo considerato come l’interfaccia tra la mente e il corpo, lo Yi lo potremmo definire il “primus inter pares” e il “trait d’union” tra Li (dimensione fisica) e Qi (dimensione energetica). Con Yi le potenzialità del corpo, normalmente limitate alla forza dei muscoli e dei movimenti veloci possono essere elevate a massimi livelli con l’utilizzo cosciente del potere dell’ energia interna.
Potremmo sinteticamente intendere Yi, come quella qualità che controlla sia il proprio corpo sia la propria mente.
In realtà é una idea molto più complessa che coinvolge la mente, nei suoi molteplici aspetti, il corpo, con le sue potenzialità e lo spirito o Shen. Yi é quindi, una delle facoltà dell’organo Xin nelle sue componenti principali:
Yi Shi (coscienza, consapevolezza) e Yi Nian (idea, intenzione ecc.).
Può essere sinteticamente espresso con “mente-cuore”, che implica il concetto di “consapevolezza intuitiva”; dove le due parole consapevolezza ed intuizione sono intese nel loro significato più pieno e cioè la capacità di “conoscere e di esserne coscienti” senza mediazioni intellettuali in maniera diretta ed immediata, come implica la parola intuizione che etimologicamente significa “essere in Dio”, dal greco en (in) e theòs (Dio), che in senso lato é quella che i maestri chiamano conoscenza del cuore.
E’ lo stato in cui non c’é disarmonia tra pensiero ed azione, in cui la consapevolezza si fonde con l’azione, facendo si che i movimenti del corpo siano perfettamente allineati al flusso della nostra intenzione cosciente, é una specie di “estasi” non mistica, che rappresenta uno stato di fusione, di assorbimento totale in quello che si sta facendo, dimentichi di ogni cognizione spazio-temporale. Corpo, mente ed energia si fondono in un più alto stadio dimensionale, che rappresenta la quintessenza delle potenzialità individuali: lo stadio Spirituale o Shen.
Per la lingua cinese é normale sintetizzare in un ideogramma concetti complessi che nelle lingue come quelle occidentali richiedono complesse spiegazioni, ed é per questo che Yi può essere tradotto come idea, attenzione, intenzione e volontà cosciente (Yi Nian); consapevolezza, coscienza e intuizione (Yi Shi).
Il Maestro Flavio Daniele
Yi Nian – attenzione, volontà cosciente, intenzione
La quiete del pensiero cosciente, che presiede all’equilibrio di tutte le attività dell’organismo, é la condizione minima indispensabile per avviare il processo di pacificazione (Jing) della mente (Yi). Yi Jing, é chiamato stato della mente pacificata, da cui si sgorga un pensiero puro e trasparente come acqua di sorgente.
Lo strumento principale dell’Yi Jing é l’attenzione, strettamente legata alla capacità di concentrazione, che a sua volta, altro non é che la focalizzazione volontaria dell’attenzione.
Pacificazione, attenzione, concentrazione e intenzione, sono strettamente correlate in una specie di “circolo virtuoso” che si autoalimenta.
“Attento come un gatto che punta un topo”. Questa immagine, spesso abusata, sintetizza in maniera esemplare, nell’immaginario collettivo, l’archetipo della perfetta attenzione. Ma l’attenzione di cui parliamo é di ordine diverso ed é peculiare dell’essere umano. Essa é nello stesso tempo una delle capacità più elevate e meno sviluppate che possediamo: l’attenzione cosciente..
Vediamo, quindi, di chiarire la differenza sostanziale che intercorre fra l’attenzione istintuale di un gatto affamato e l’attenzione cosciente dell’essere umano.
Il gatto non ha possibilità di scelta, l’istinto della fame lo obbliga alla concentrazione totale di tutte le sue energie sul cibo-topo.
La vera attenzione, al contrario, nasce dalla scelta consapevole di orientare e focalizzare l’intento o volontà della mente nella direzione scelta, indipendentemente da qualunque necessità o condizioni esterne.
Questa capacità d’astrazione, tipicamente umana, che abbiamo chiamato attenzione cosciente opportunamente sviluppata é la condizione indispensabile per una reale crescita interiore. Solo grazie ad essa possiamo staccarci dalle situazioni contingenti e volgere all’interno il nostro sguardo per attivare le enormi potenzialità interiori.
A queste due qualità dell’attenzione (l’istintiva, che negli uomini e negli animali, nasce dal gioco degli istinti, e la tipica dell’essere umano, sganciata dalla circostanze e poco sviluppata) corrispondono due qualità della volontà, quella che nasce dalle pulsioni istintuali e dai nostri bisogni elementari, e quella di ordine superiore, frutto del loro controllo e superamento. La prima, molto spesso, nasce dalla paura e dal conseguente bisogno di potere; la seconda, invece, frutto di uno sforzo cosciente di una personalità matura e consapevole, in grado di dare un senso alla propria vita sia in termini materiali che di progresso interiore, é quella che viene chiamata intento o volontà della mente.
Un’attenzione forte é frutto di un intento inflessibile.
Il Maestro Flavio Daniele
Yi Shi coscienza – consapevolezza – intuizione

Yi Shi, l’uomo ordinario, comincia un processo di evoluzione interiore aprendosi ad una realtà dimensionale di ordine superiore. Infatti, mentre Yi Nian, nei suoi vari aspetti di volontà, attenzione, concentrazione, molto utili nella vita quotidiana, può essere priva di valenze spirituali, Yi Shi al contrario, coinvolgendo aspetti metafisici dell’esistenza umana ne è ricca.
 
Coscienza
Quello che differenzia l’essere umano dagli altri esseri viventi é la coscienza di sé:
Egli non solo sa e sente di esistere, ma é conscio di ciò.
Sostanzialmente si può parlare di due fondamentali stati di coscienza: uno di tipo biologico, bagaglio comune di tutti gli esseri umani; ed uno che possiamo chiamare metafisico.
Il primo, relato alla mente ordinaria, nasce dai sensi e dall’attività di pensiero, il suo motto é il “cogito ergo sum” di cartesiana memoria; il secondo, relato alla Mente Universale, é metafisico e va oltre la comune attività di pensiero. La coscienza biologica o ordinaria, legata all’Io, é dualistica: conscio ed inconscio, psiche e soma, soggetto e oggetto, ragione ed istinto, cuore e cervello.
La coscienza metafisica, al contrario, frutto di un’intensa fase introspettiva, scevra da ogni analisi intellettuale, da ogni pensiero discorsivo e conclusioni logiche é senza “Io”.
La coscienza metafisica si sviluppa attraverso la pratica della meditazione e della pacificazione del pensiero cosciente, armonizzando i nostri pensieri fino al punto di fermare il dialogo interiore ed operare il rovesciamento dell’orientamento della nostra visione interiore dalla molteplicità all’unità, dall’Io al non Io, dall’individualità all’universalità.
Le grandi tradizioni orientali, perfettamente consce di ciò, hanno elaborato tecniche sofisticatissime per raggiungere lo scopo di bloccare il dialogo interiore e rompere il circolo vizioso che mantiene in vita la falsa percezione del mondo e sviluppare la vera consapevolezza, che si manifesta quando la mente entra in uno stato di assoluto silenzio e non genera più pensieri.
Far tacere i pensieri, bloccare il dialogo interiore è uno dei punti chiave per accedere ad una retta visione di noi stessi e della realtà circostante. Certo non è semplice riuscirci perché i metodi sono piuttosto insoliti e richiedono un impegno costante, inoltre è difficile vincere il luogo comune che considera il dialogo mentale una condizione naturale ed ineluttabile della mente.
Il silenzio interiore ed il vuoto mentale che ne consegue, di cui parlano le tradizioni, sembrano per l’uomo ordinario un’opera titanica difficilmente realizzabile che solo pochi individui particolarmente dotati possono raggiungere. Infatti è così, sono veramente pochi coloro che riescono, ma non tanto per una difficoltà intrinseca all’opera, ma piuttosto per due ordini di motivi che sono come le facce di una medaglia: un approccio errato e una confusione di ruoli tra la mente ed il prodotto della sua attività: i pensieri.
L’ipotesi, che nel nostro caso rende impossibile la soluzione, è che per sua “forma mentis” l’uomo occidentale è portato a pensare che tutto passa attraverso un’attività di pensiero. Ma pensare di non pensare non produce il “vuoto”, bensì un altro pensiero: si cerca di smettere di pensare pensando allo smettere di pensare.  E’ una situazione assurda e paradossale, che genera solo frustrazione e dolore, senza apparente via d’uscita. Ma, come spesso accade, la soluzione è più semplice del previsto, basta operare un cambiamento passando a un livello logico superiore:
Il silenzio è semplicemente al di fuori della sfera di attività del pensiero.
Il processo del pensiero è una delle attività umane più alte e più nobili, ma per quanto grande è limitato, il problema è di comprendere quindi che esso è solo una delle infinite forme di percezione e che restare ancorati alla sua sfera d’azione ci taglia fuori da tutte le altre realtà dimensionali.
La presa di coscienza che non tutto passa attraverso la comune attività di pensiero, unita ad un’osservazione distaccata dell’attività/prodotto della nostra mente, ed a una non eccessiva identificazione con i nostri pensieri, è fondamentale per accedere al “cuore della mente, dove ogni discussione, ogni differenziazione cessa e:
Si è consapevoli di “essere”, senza bisogno di pensare, per esserne consapevoli
Il Maestro Flavio Daniele
Consapevolezza

La consapevolezza è comunemente intesa come “essere coscienti di …”, ma in realtà é qualcosa di più complesso che presuppone anche un vero e proprio processo di conoscenza. Quindi:
“Consapevolezza come processo dinamico di conoscenza </che permette di prendere coscienza di… Una conoscenza, ovviamente, che non scaturisce da un sapere esclusivamente mentale, intellettuale e astratto; ma da un sapere d’ordine diverso, diretto e immediato che nasce dall’esperienza di tutto il corpo e della mente, un sapere che é pratica attiva con tutto il proprio essere. Dopo questa definizione di carattere generale, possiamo parlare per meglio precisare i contenuti di diversi tipi di consapevolezza che, pur avendo identica funzionalità, sono però differenti nel centro focale agendo a diversi livelli di sviluppo. Abbiamo così la consapevolezza della forma corporea (Xing), dell’energia vitale (Qi) e della mente-cuore (Xin).
Consapevolezza corporea
La consapevolezza corporea, che é il punto di partenza che apre la strada alle altre due, possiamo definirla come la conoscenza di se stessi attraverso il corpo.
Conoscenza che prende l’avvio dall’immagine soggettiva che ognuno ha del proprio corpo, che si sviluppa per mezzo della percezione del proprio organismo dall’interno, sia per quanto riguarda la sua forma o struttura corporea (Xing) che le posizioni o posture (Shi) che può assumere nello spazio. Da ciò si deduce che lo sviluppo della consapevolezza corporea non è un processo statico ma qualcosa che dinamicamente si costruisce, si struttura e si destruttura nel continuo rapporto con il mondo. Senza sviluppo cosciente della consapevolezza corporea non c’é progresso nella pratica perché non creandosi la fusione armonica tra Yi (pensiero cosciente), Xing (forma corporea) e Qi (energia interna) manca il giusto modo di agire.
Lo sviluppo della consapevolezza non significa semplicemente una vaga sensazione di stare bene nella propria pelle, ma é importante sottolinearlo, é una reale sensazione di forza e vigore interno, che può con gli opportuni esercizi essere trasformata in forza fisica ( Qi sheng jing).
Consapevolezza della mente-cuore
Infine, la consapevolezza della mente-cuore, é la presa di coscienza dei propri processi mentali e delle proprie emozioni; é una attenzione continua ai propri stati interiori, che sviluppa la capacità introspettiva della mente di osservare se stessa, la sua esperienza e le sue emozioni.
Il Maestro Flavio Daniele
Intuizione
“Il Pensiero di una Mente Pura é Pura Intuizione”
Quando la mente é libera dai pensieri che la distraggono, i sensi funzionano in maniera chiara e finalizzata. Quando la mente é chiara e trasparente come le limpide acque di un lago di montagna, allora riflette tutto quello che le sta attorno. Questa capacità di una mente pacificata di entrare in risonanza con l’ambiente circostante, cogliendone le sottili sfumature, costituisce la base per lo sviluppo di un’altra caratteristica fondamentale: l’intuizione. L’intuizione appartiene al regno dello spirito, é come questo non può essere allenata direttamente, é un frutto che sorge spontaneamente quando tutte le condizioni coincidono. Come un contadino non lavora direttamente sul frutto, ma sul terreno e sulla pianta, così, per sviluppare l’intuizione bisogna lavorare sul rilassamento e sulla pace interiore. Bisogna liberarsi di ogni tensione e portare l’attenzione sui giusti mezzi e sul giusto modo di fare; solo allora, si svilupperà quella tranquillità che assicura l’efficacia dello sforzo, e un bel giorno l’obiettivo sarà raggiunto in modo del tutto spontaneo. Sarà come cogliere un frutto maturo, un premio naturale prodotto dall’unione armonica
delle 5 qualità della mente

- Volontà
- Attenzione
- Concentrazione
- Coscienza
- Consapevolezza

che sono, metaforicamente, come le dita di una mano che agendo assieme staccano il frutto maturo dall’albero.
Così come il pollice è il dito più importante della mano, ed è l’unico in grado d’interagire con tutte le altre dita, analogamente, la volontà è la qualità fondamentale della mente e rappresenta il terreno di coltura su cui crescono e possono svilupparsi tutte le altre: dalla volontà si sviluppa l’attenzione, e quando si é “ volontariamente attenti
“ si sviluppa la concentrazione. Quando si è in grado di “concentrarsi volontariamente ” sui propri stati interiori senza interruzioni per il tempo che si desidera, allora si sviluppa un’introspezione così costante da fare emergere uno stato di coscienza più profondo, che produce una nuova dimensione di esperienza personale in perfetta armonia con la nostra fonte più vera. Quando questo avviene la mente si apre ad una conoscenza d’ordine superiore che sviluppa la vera consapevolezza. La fusione armonica di queste cinque qualità della mente aprono le porte della pura intuizione e lo Yi evolve nello Shen.
“Il Pensiero di una Mente Pura é Pura Intuizione”
“La Pura Intuizione é Pura Percezione”
“La Pura Percezione é Pura Sensibilità”

Sviluppare la sensibilità richiede un particolare lavoro sia sul corpo sia sulla mente. Rigidità ed eccessivo uso della forza tolgono sensibilità, al contrario, sensibilità e leggerezza affinano la percezione, così anche una piuma che sfiora il corpo può essere avvertita. Tutto il corpo, e in particolare braccia e gambe, debbono diventare come degli acuti sensori, che tengono sotto controllo l’ambiente circostante e l’avversario avvertendone ogni minima variazione, così da adeguare perfettamente ogni azione alla sua. Se non si sviluppa la sensibilità, allora bisogna imparare ad essere veloci, per essere in grado di parare o schivare un eventuale attacco, se invece, si ha la perfetta percezione dei suoi movimenti, lo si può precedere anche con un movimento relativamente lento. Molto spesso, le tecniche più spettacolari nascondono, nella rapidità del gesto, una scarsa percezione.
I veri maestri non sono mai spettacolari, la loro azione é sempre perfettamente calibrata, poco o niente traspare all’esterno, fuori sembra lento, dentro é veloce come il fulmine.
“Chi é lento nello spirito deve essere veloce con il corpo”

 Il Maestro Flavio Daniele
IL POTERE DEL CORPO – LA DIMENSIONE FISICA
Vediamo ora, dopo avere esaminato gli aspetti relativi alla dimensione energetica e mentale, quelli relativi alla dimensione fisica che ci permetteranno di capire praticamente come sviluppare l’energia interna e come trasformarla in forza interna (Nei Jin). Lo sviluppo dei tre poteri del Taiji Quan comincia con l’allenamento del corpo per fare si che diventi forte, coordinato ed efficiente. Attraverso una corretta pratica di base le potenzialità fisiche, abitualmente limitate per la maggior parte delle persone, possono essere ampiamente potenziate. Per capire, nei limiti delle nostre limitate conoscenze, il complesso fenomeno del movimento naturale umano; dove per naturale si intende il movimento vivo che possiamo osservare tale e quale é realmente, esente da artefici e convenzioni da laboratori, dobbiamo usare
tre differenti visioni
:
- analitica per capire la funzione di ogni singola parte strutturale,
- olistica per definire come si relazionano tra di loro e
- sistemica per comprendere con il tutto si relaziona con il sistema (lo spazio)

 
La dimensione fisica

La visione analitica – La Conoscenza del corpo
La struttura: I Quattro Poteri
Ogni lavoro “interno” comincia con la conoscenza fisica del corpo, seguita da un corretto allenamento per fare sì che esso diventi forte, coordinato ed efficiente.
Quindi sarà necessario uno studio attento e preciso delle componenti anatomo-funzionali fondamentali del corpo umano e riassumerne brevemente i punti salienti emersi durante lo studio. Il sistema mobile umano é costituito da un telaio strutturalmente fondato su “quattro peculiari insiemi funzionali”, che corrispondono a quattro geniali strumenti di cui la natura ci ha dotato, alla stessa maniera di cuore polmoni e altri fondamentali organi, ognuno di essi organizzato per lo svolgimento di funzioni specializzate:
1° – l’arto superiore (organizzato per la prensione),
2° – l’arto inferiore (organizzato per il moto)
3° – la colonna vertebrale (asse centrale e chiave di volta statico-dinamico del sistema motore)
4° – il bacino (perno e raccordo fra la meta inferiore e quella superiore del sistema)

Questi quattro insiemi sviluppano le loro possibilità di movimento attorno a 4 cardini fondamentali costituite dalle articolazioni:
° occipito-atlantoidea
° sterno-clavicolare
° lombo-sacrale
° coxo-femorale

Tali cerniere o giunti sono dei veri e propri “nodi funzionali e strutturali”, punto di smistamento e regolazione di sforzi tra l’asse centrale e gli arti.
Sul perfetto gioco armonico di questi giunti sono basati i più importanti principi del Taiji: dal principio delle tre forze, passando per le sei armonie e per il principio delle sei direzioni, fino al zhan si jin. Gioco reso ancora più raffinato e sinergico dalle interazioni dinamico-strutturale di quelle che nel Taiji sono chiamate le nove perle.
Analizziamo uno per uno questi insiemi funzionali, per cercare di capire come sono relati e come interagiscono l’un l’altro, ciò ci permetterà di capire meglio come funzionanoi principi e come tramite il Taiji noi possiamo avere un corpo forte, una mente tranquilla e uno spirito sereno.
Il Maestro Flavio Daniele

Le Nove Perle

Le nove perle, disposte lungo il telaio costituito dai quattro insiemi funzionali, sono:
A – Le prime tre disposte lungo la colonna:
1° collo
2° zona dorso / lombare
3° osso sacro (che si articola nel bacino con l’articolazione sacro / iliaca )
B – Le seconde tre disposte lungo il braccio
4° spalla (articolazione scapolo/omerale )
5° gomito
6° polso
C – Le ultime tre disposte lungo la gamba
7° anca (articolazione coxo/femorale)
8° ginocchio
9° caviglia

Le nove perle, veri e propri giunti biologici, determinano la capacità di movimento del “sistema mobile umano”, nei classici del Taiji c’é scritto: “Se si fa circolare il Qi nelle nove perle, allora non ci sarà nessun luogo dove il qi non possa arrivare”.
Colonna vertebrale – La coordinazione assiale
La colonna vertebrale costituisce la struttura portante del corpo, biomeccanicamente la possiamo definire un complesso cinematico multisegmentale costituito da tre sottoinsiemi (cervicale – dorsale – lombare).
Ognuno di questi sottosistemi ha delle precise funzioni da svolgere:
il cervicale provvede al sostegno ed all’orientamento del capo;
il dorsale ha funzioni di equilibrazione delle due lordosi, di centraggio del peso e di sostegno dell’albero respiratorio;
il lombare ha funzioni prettamente statiche.
Capire e rendere operative queste specialità funzionali é della massima importanza per sapere come intervenire e quali tipi di allenamento fare per elevare al massimo le potenzialità di ogni parte della struttura umana.
Il perfetto allineamento richiede il minimo sforzo ed assicura al contempo la massima stabilità e dinamicità.
Nel Taiji si dice: “Per emettere la forza interna (fa jin) bisogna avere buone radici. La forza interna, generata dal dantian, scivola nei piedi, rimbalza nelle gambe, e guidata dalla vita lungo la spina dorsale si manifesta nelle mani”.
“La forza è trasmessa dalla spina dorsale”
La colonna vertebrale deve rispondere a due requisiti meccanici opposti: rigidità e flessibilità.
L’esame dello scheletro vertebrale evidenzia una struttura perfettamente gerarchizzata di tipo piramidale. Le vertebre più basse e più potenti fanno d’appoggio a quelle situate sopra, fino al collo molto mobile, che regge la testa e le consente un’estrema finezza nei movimenti.
L’entità di movimento tra una vertebra e l’altra é minima, ma sommandosi per tutta la lunghezza della colonna genera un notevole grado di flessibilità, che consente flessione, estensione, piegamenti laterali e rotazioni. Anche la rotazione é minima tra vertebra e vertebra, ma per lo stesso motivo, raggiunge complessivamente un notevole grado di torsione. Tutti questi movimenti, che possono essere eseguiti in combinazione durante qualsiasi singola azione del corpo, danno luogo a un movimento complesso a spirale e dei legamenti vi troviamo una analoga disposizione: muscoli molto potenti alla base per sostenere tutto il sistema, muscoli più sottili e sensibili man mano che saliamo per permettere il libero e armonico gioco del collo e l’equilibrio dinamico della testa. Ogni parte ha quindi una sua precisa funzione da svolgere e deve essere coordinate alle altre per avere un uso del corpo biomeccanicamente corretto, efficiente ed economico.
Il Maestro Flavio Daniele
Movimenti della colonna
- 1° Movimenti di torsione a destra e sinistra, sviluppano una forza centrifuga come una molla avvolta a spirale. Si svolgono intorno a due fulcri fondamentali: vita (11° e 12° vertebra dorsale), e collo (vertebre cervicali).
- 2° Movimenti di flesso-estensione avanti/indietro, laterali destra/sinistra. Questi movimenti, simili all’oscillazione di un bambù, sviluppano una forza a catapulta.
Il fulcro é l’osso sacro e la 4°-5° vertebra lombare
- 3° Movimenti d’estensione e accorciamento lungo l’asse longitudinale (alto/basso), sviluppano una forza di rimbalzo simile a un martello pneumatico.

Al centro del corpo e alla regione lombare e dei reni sono proprie la forza e la stabilità. Alla parte superiore, invece, la mobilità e la finezza. Ogni alterazione di questo rapporto, genera disarmonia e rende inutile anche le tecniche più sofisticate.
Bacino, torace e testa costituiscono dei blocchi strutturali che devono essere perfettamente allineati sulla verticale, perché questo fa si che poggiando l’uno sull’altro, per virtù del loro stesso peso si mantengano in equilibrio sia strutturale sia dinamico. Sono uniti da due cerniere
- la vita all’altezza delle vertebre lombari, tra bacino e cassa toracica,
- il collo, tra torace e testa.
Collo e testa
E’ d’importanza vitale la posizione e la libertà del collo nell’equilibrio della testa. L’allineamento della zona cervicale è di fondamentale importanza. Vera chiave di volta per il controllo di questa zona é la settima vertebra cervicale, che possiamo paragonare ad una rotonda spartitraffico che canalizza il flusso delle auto, rendendolo scorrevole e ordinato. Al suo processo spinoso, molto più lungo delle altre, sono legati diversi muscoli importanti: fra i quali quelli addetti all’estensione del collo e della testa, e quelli profondi della parte superiore della schiena.
Spalle e braccia.
Spalle
Le spalle devono essere rilassate, adagiandosi liberamente come un mantello sulla cassa toracica. Sono la base su cui si origina il collo, costituiscono un complesso sistema anatomico denominato cingolo scapolare, composto da clavicola e scapola, che formano una sorta d’arco scheletrico, che connette l’arto superiore al tronco attraverso l’articolazione sternoclavicolare tra sterno e clavicola. Questo sistema anatomico, che biomeccanicamente possiamo definire sistema cinetico mio-articolare, ha una flessibilità e gradi di movimento notevoli.
Fulcro centrale é la scapola, vero e proprio trasmettitore mobile, la cui libertà di movimento é fondamentale per permettere, durante l’esecuzione di qualsiasi tecnica di braccia, alla forza di fluire liberamente dalla mano al piede e viceversa.
Il cingolo scapolare dirige e controlla il movimento del braccio. L’azione sinergica dei vari muscoli attorno a questo fulcro osseo deve essere perfettamente bilanciata, altrimenti si squilibra tutto il cingolo, con conseguente alterazione di tutta la postura e della potenza che si può esprimere.
La potenza generata dalla forza propulsiva della vita e delle anche resta bloccata nelle spalle, invece di fluire liberamente senza attriti e dispersioni lungo le braccia fino alle mani.
I maestri paragonano l’articolazione scapolo-omerale ad un cancello, che deve essere in grado di aprirsi e chiudersi secondo le esigenze in perfetto sincronismo con gli altri due cancelli: i fianchi (zona lombo-dorsale) e il bacino (articolazione sacro-iliaca e coxo-femorale).Due sono i muscoli fondamentali per la loro attività: il romboide per quanto concerne il cingolo scapolare e lo psoas per quello pelvico, il fulcro dell’ equilibrio psoas/romboide é la giuntura lombo-dorsale
Il Maestro Flavio Daniele
Braccia

Le braccia non sono attaccate direttamente al torace, ma al cingolo scapolare, il quale é come appeso allo sterno, che é collegato all’indietro con la colonna vertebrale per mezzo delle sette costole superiori. Senza entrare in particolari anatomici si può affermare che le radici delle braccia affondano direttamente nella schiena, e sono solidamente attaccate alla colonna vertebrale per mezzo dei muscoli trapezi: superiormente fino alla base del cranio, inferiormente fino alla dodicesima dorsale, all’altezza del diaframma. Inoltre, il gran dorsale partendo dal braccio e oltrepassando il diaframma, si attacca al bacino connettendo funzionalmente il braccio al muscolo pelvico.
Anteriormente esse sono legate elle costole e allo sterno tramite i pettorali; nella parte posteriore il collegamento é più complesso e raffinato. La forza del braccio é nella schiena, ma affinché possa essere esercitata efficacemente occorre che la schiena sia dritta, perché altrimenti la complessa coordinazione dei muscoli dorsali risulta inefficiente, e che le spalle non siano sollevate, dovendo dare la necessaria stabilità dinamica durante i movimenti del braccio offrendo il necessario punto d’appoggio.
Bacino e articolazione ilio-femorale
Il bacino é la base del tronco ed unisce le gambe alla colonna. E’ un anello osteo-articolare chiuso che nel suo insieme trasmette gli sforzi tra il rachide e gli arti inferiori. Punto centrale di tutta la struttura é l’articolazione ilio-femorale, vera placca rotante tra bacino e gambe. E’ un’articolazione semplice, ma mobile e potente, il cui equilibrio, determinante per un corretto allineamento delle gambe e del tronco, è il segreto per un corretto fluire della forza lungo il corpo.
Quando questa articolazione é squilibrata, il bacino invece di essere ben centrato é disallineato rispetto all’appoggio delle gambe, questo blocca il libero fluire della forza che provoca irrigidimento dei glutei e degli addominali, con conseguente limitazione del movimento diaframmatico e quindi della respirazione. I maestri di Taiji dicono:
” Testa allungata e sedere sospeso”.
La regione pelvica, base del movimento e della forza propulsiva, deve essere libera da tensioni e blocchi per potersi muovere in tutte le direzioni ruotando intorno al centro di gravità del corpo, come una sfera intorno al suo centro.
Gambe e piedi
Le gambe, danno al tronco un appoggio non rigido, sono una struttura flessibile il cui capacità di spostamento veloce e potente é determinata da un sottile gioco di pesi e contrappesi, la cui risultante deve essere zero per un corretto equilibrio sia statico sia dinamico. Occorre che in qualunque posizione o assetto, la proiezione dell’asse del corpo cada nel centro dell’ area del poligono di sostegno formato dai piedi, più cade lontana, più l’equilibrio diventa precario.
I piedi nel Taiji hanno una funzione fondamentale, solo quando tutti i movimenti del corpo partono e sono coordinati da essi, che si può dire di essere arrivati ad un buon livello dell’arte. Il lavoro dei piedi, ed i relativi metodi d’allenamento, per renderli abili ed intelligenti come le mani, sono uno dei segreti meglio custoditi dai maestri.
Il maestro Flavio Daniele

La visione olistica

 
Una volta acquisita la necessaria conoscenza analitica della dimensione fisica del corpo, si devono definire le varie parti strutturali, perché capito e definito il ruolo di ognuna, sia singolarmente sia nel contesto globale, sarà possibile impostare un razionale sistema di allenamento che permetta di sviluppare al massimo le caratteristiche di base e di coniugare in maniera ottimale potenza ed elasticità, morbidezza e durezza, stabilità e dinamismo.
L’interconnessione dinamica fra le varie parti strutturali è assicurata dall’azione coordinata dei muscoli che si sviluppa lungo precise direttrici denominate catene muscolari, che costituiscono un perfetto ed intricato sistema che opera in perfetta armonia. Sarà necessario avere una visione globale delle modalità di trasmissione del movimento.
L’importanza della conoscenza e individuazione di questi “percorsi” è evidenziata dal fatto che lungo queste linee fluisce la forza. Conoscere e saper utilizzare queste linee di forza e i relativi snodi è fondamentale per potere ottenere il massimo dell’efficacia con il minimo sforzo muscolare in ogni circostanza.
Per identificarle in maniera chiara ed inequivocabile dividiamo il corpo umano con dei piani immaginari:
- il primo piano è un piano orizzontale che divide il corpo a livello della cintola in una metà – superiore (tronco, testa, arti superiori), ed una inferiore (bacino e arti inferiori);
- il secondo, chiamato piano frontale, lo divide in una parte anteriore (viso, torace, addome gambe), é la parte che vediamo in uno specchio, ed una parte posteriore (nuca, schiena, glutei, parte posteriore delle gambe);
- il terzo, chiamato piano sagittale, divide il corpo in una parte destra e una parte sinistra.
Abbiamo così
Le 5 gerarchie dinamico-strutturali

- Alto/basso
- Avanti/Dietro
- Destra/Sinistra
- Centro/Periferia
- Interno/Esterno

Le catene muscolari e la connessione strutturale
Le varie parti strutturali sono fra loro interconnesse in maniera dinamica dai muscoli, che allungandosi e accorciandosi, sotto la guida del sistema nervoso, permettono alla struttura di muoversi in perfetto equilibrio e nella massima economia. La loro azione sinergica si sviluppa lungo precise direttive note come “catene cinetiche muscolari“ che costituiscono un perfetto e intricato sistema che opera in perfetta armonia, similmente ad una grande orchestra, dove, ogni artista fonde in maniera perfetta il suono del proprio strumento con quello degli altri.
Nel corpo umano abbiamo cinque catene bilaterali disposte topograficamente in sequenza longitudinale, che costituiscono delle sequenze definite di fasce e muscoli lungo le quali esiste un passaggio preferenziale di tono. Le elenchiamo sinteticamente:
1- La catena posterolateralis o ‘PL’ che scorre sulla parte posteriore e laterale della testa, del torace, e degli arti.
2- La catena anterolateralis o ‘AL‘ che scorre sulla parte anteriore e laterale dellatesta, del torace, e degli arti.
3- La catena anteromedialis o ‘AM‘ che scorre nella parte anteriore e mediana del corpo.
4- La catena posteromedialis o ‘ PM‘ che scorre nella parte posteriore e mediana del corpo.
5- La catena posteranterioris o ‘ PA ‘ e la catena anteroposterioris o ‘AP, inscindibili nella loro funzione, così denominate perché le loro componenti muscolari sono disposte sul piano sagittale in direzione obliqua.
Le diverse catene muscolari sono concatenate tra di loro in una sequenza precisa: PL – AL- AM – PA – PM – AP.
 

Tai Chi Chuan: Così rafforza il sistema immunitario

 

Sulla rivista “Psychosomatic Medicine” sono riportati i risultati della ricerca effettuata da un gruppo di studiosi californiani, dell’Università di Los Angeles, guidato da M. R. Irwin, rinnomato nel campo della Psiconeuroimmunologia.
 
Essi hanno dimostrano gli effetti della disciplina sull’herpes zoster.
 
Gli obiettivi che si erano preposti erano:
accertare se davvero il Tai chi ha effetti di potenziamento della risposta immunitaria verso i virus;
dimostrare il tanto elogiato effetto positivo sulla salute globale dei praticanti.
Premesso che dopo aver contratto l’infezione da varicella, si forma una memoria immunitaria basata su:
linfociti B capaci di produrre anticorpi specifici contro il virus;
linfociti T capaci di tenere a bada la riproduzione dei virus all’interno dell’organismo.
Quest’ultima classe di cellule è veramente decisiva per impedire il manifestarsi dell’herpes zoster, che, in realtà, è una riattivazione del virus che ha prodotto la varicella.
 
L’invecchiamento ed il conseguente declino di questo tipo di immunità (detta cellulo-mediata) favorisce l’insorgere della malattia.
Anche la depressione per il suo potere immunodepressivo, favorisce l’herpes; pertanto dall’esperimento sono state escluse persone con problemi psichiatrici, quali la depressione maggiore.
 
Tutti i partecipanti all’esperimento avevano contratto, in passato la varicella e prima di iniziare è stata misurata loro, la reattività dei linfociti T specifici per il virus della varicella zoster, non che le loro condizioni di salute generale.
 
L’esperimento è stato condotto su un gruppo di ultrasessantenni, con annesso gruppo di controllo. Essi hanno praticato per 15 settimane una forma standardizzata di Tai Chi, 3 volte a settimana, con incontri di 45 minuti. Allo scadere del periodo, il gruppo che ha praticato Tai Chi, ha fatto registrare un incremento della risposta immunitaria del 50% in più rispetto al gruppo di controllo. Il miglioramento fisico c’è stato per tutti ma è stato notevole soprattutto per chi era partito con più disturbi.
 
Il motivo per cui il Tai Chi ha permesso di raggiungere tali risultati è che tale disciplina diminuisce l’attivazione dell’asse dello stress e del sistema nervoso simpatico che hanno notoriamente effetti soppressivi sull’immunità.
Il Tai Chi non è solo rilassamento ma anche ginnastica aerobica; pertanto porta giovamento ai sistemi cardiovascolare, respiratorio e muscolo-scheletrico. Ulteriori studi hanno documentato effetti positivi sulla muscolatura, sulle articolazioni in soggetti artritici, sulla pressione arteriosa in soggetti ipertesi. 

 

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Tai Chi, elisir di giovinezza
Nasce come un'arte di combattimento potente e raffinata: la diversa coscienza posturale permette di correggere problemi muscolari, tendinei ed ossei

MILANO, 10 novembre 2009 - Il Taijiquan, meglio conosciuto come Tai chi, con i suoi movimenti lenti, continui ed aggraziati potrebbe sembrare a noi occidentali, sempre tesi e indaffarati, un po’ anacronistico. Ma così non è, e lo dimostra il numero crescente di persone che in tutto il mondo lo praticano, proprio perché, in questo tempo sempre più veloce, il tai chi può aiutare a ritrovare noi stessi e il nostro equilibrio psicofisico. Nonostante questa crescente diffusione, intorno al tai chi esiste ancora una certa confusione. L'immagine più comune di questa antica disciplina è quella di una sorta di danza dai movimenti morbidi, il cui solo scopo é quello di guarire un’umanità patologicamente stressata. E’ solo in parte vero, in quanto il tai chi in realtà nasce come un'arte di combattimento molto potente e raffinata. Nella maggior parte delle forme di Taijiquan oggi praticate nel mondo è comunque tuttora presente la sostanza della scuola Chen, quella più antica. Un sistema di studio che permette di sviluppare molte qualità, prima fra tutte il rilassamento, condizione indispensabile per riuscire ad ottenere una buona centratura, una maggiore elasticità, una corretta postura e che l’energia vitale (Qi) inizi a fluire liberamente nel corpo. La diversa coscienza posturale permette di acquisire la stabilità necessaria a correggere problemi muscolari, tendinei ed ossei. La migliorata circolazione energetica, inoltre, nutrendo il corpo, lo aiuta a mantenersi in buona salute.
In ogni lezione di tai chi (mono o bisettimanale, della durata di circa un’ora e mezzo) durante l’esecuzione dei singoli movimenti, si introducono gradualmente i principi fondamentali: si impara così ad acquietare la mente, a muovere il corpo in modo rilassato e consapevole, a calmare il respiro. Il Tai Chi Chuan può essere praticato a tutte le età e per tutta la vita e, soprattutto, ovunque, proprio come avviene in Cina. Ma il tai chi è anche molto di più. Grazie a una miriade di studi effettuati da ricercatori di tutti i continenti, si sta imponendo anche come uno strumento terapeutico di eccezionale valore. E così, mentre scienziati australiani dimostrano che la sua pratica presenta significativi benefici in chi soffre di artrite reumatoide e colleghi sudcoreani scoprono che le cadute scendono del 31%, neurologi israeliani lo utilizzano nella riabilitazione delle persone colpite da ictus e cardiologi di Harward lo abbinano alla terapia standard dell'insufficienza cardiaca cronica.
Mabel Bocchi

 

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Il Tai chi - benefico per le persone anziane

La pratica del Tai Chi ha origine secoli orsono in Cina. Monaci buddisti e preti taoisti avrebbero studiato il movimento degli animali e del sistema solare, e trasformato questi movimenti in esercizi designati a incrementare la forza e ad aumentare la longevità.
Il Tai Chi, così come è praticato oggi, comporta una serie di movimenti del corpo, controllati armoniosamente e a basso-impatto, che includono un'andatura graduale, lo spostamento dei pesi, e delle rotazioni, mentre il corpo resta dritto e in posizione eretta. Questa disciplina è praticata molto lentamente, regolarmente, e con delicatezza, con enfasi sulla continuità del movimento. Uno dei principi chiave del Tai Chi è che non bisogna forzare nulla. E' concepito come una lingua vivente del corpo, della mente e dello spirito.
I benefici del Tai Chi si stanno dimostrando un utile complemento alla medicina occidentale. Il Tai Chi aiuta a coltivare un equilibrio migliore attraverso il miglioramento della coordinazione e il controllo corporeo nel corso dei movimenti. Gli anziani, anche coloro oltre gli ottant'anni, ritengono che la forza, l'equilibrio e la flessibilità sviluppati con la pratica del Tai Chi siano di aiuto a estendere i benefici di una buona salute e di fiducia in se stessi negli anni successivi.
La capacità di focalizzare l'attenzione, che viene sviluppata nella pratica del Tai Chi, non solo rilassa il corpo e la mente, ma aiuta a mantenere la vivacità mentale. Il Tai Chi rinforza i muscoli, aiuta a ridurre lo stress, migliora la concentrazione e aumenta l'energia.
La comunità sanitaria studia continuamente gli effetti del Tai Chi sugli anziani. Un gruppo di persone anziane, con una media intorno agli ottant'anni, prese parte a uno studio condotto dall'Università dell'Illinois nel 2006. Nell'arco di meno di sei mesi furono registrati nel gruppo forti miglioramenti dell'equilibrio, del livello di energia, della flessibilità e della qualità del sonno.
In un altro studio effettuato alla Mayo Clinic, fu rilevato, negli anziani che praticavano regolarmente il Tai chi, un sollievo ai sintomi di ansia, dolore cronico e depressione, e inoltre, un miglioramento della coordinazione e una riduzione del numero delle cadute. Oltre a ciò venne riscontrato anche il miglioramento dello svolgimento delle attività fische quotidiane, fondamentale per una vita autosufficiente. Altri benefici registrati dalla pratica del Tai Chi comprendevano la riduzione dei dolori legati all'artrosi, della rigidità delle articolazioni, e della pressione alta.
Il Tai Chi è veramente accessibile a persone di tutte le età. Persino persone che necessitano di tutori per la deambulazione possono partecipare a forme modificate di Tai Chi. E' una pratica che non richiede un abbigliamento o un'attrezzatura speciale, e può essere facilmente praticata ovunque, con rischi minimi. I corsi vengono praticati nei centri per gli anziani, nei parchi, nei centri sociali e nei centri sportivi.
Inoltre il Tai Chi favorisce l'incontro con le persone, una maggiore fiducia in se stessi e l'indipendenza.


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Il Tai Chi benefico

per l'artrosi del ginocchio
By Madeline Ellis
Ogni giorno, nei parchi, nei centri sociali, nelle palestre, nei salotti delle case molte persone praticano un'arte marziale cinese centenaria, il Tai chi.
Ciò che spinge una vasta fetta della popolazione alla pratica di questa disciplina non deriva solo da un interesse per le arti marziali, ma soprattutto dai benefici mentali e fisici che questa pratica comporta.
I movimenti lenti e ripetitivi del tai chi sono un metodo a basso impatto per rinforzare gli organi e l'apparato muscolare e scheletrico del corpo, mentre la concentrazione sul respiro e sul silenzio interiore allevia lo stress e l'ansia.
Delle ricerche hanno dimostrato che il Tai chi aiuta ad abbassare il livello di costerolo, migliora le funzioni cardiovascolari e respiratorie, riduce i sintomi della sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), riduce la gravità del diabete e migliora la salute generale delle persone.
Recentemente, i ricercatori hanno scoperto che il Tai chi aiuta anche a ridurre il dolore e migliora l'attività del ginocchio nelle persone anziane sofferenti di artrosi.
L'artrosi del ginocchio è purtroppo molto comune tra le persone anziane, secondo l'americano Centers for Disease Control and Prevention (CDC) questo problema colpisce circa 4,3 milioni di americani oltre i sessant'anni. Questa malattia del ginocchio causa rigidità, movimento limitato, aumenta il rischio di cadute e di fratture, contribuisce alla sensazione di depressione e riduce la qualità di vita delle persone. Molte persone si afffidano agli antidolorifici per sopportare il dolore causato dall'artrosi, o si sottopongono a un'operazione del ginocchio per ripristinare la mobilità delle articolazioni colpite.
Alcune persone riescono ad ottenere dei modesti miglioramenti attraversi l'esercizio  e la fisioterapia.

 

 

Dolore, Affrontare la malattia,

il Tai Chi può aiutare

 

18 ottobre 2011 —  REPUBBLICA.IT,  pagina 41   sezione: Salute

 

Rende il corpo più agile e armonioso, migliora la postura, ha un effetto benefico sul sistema nervoso e sulla circolazione. E già per questi motivi varrebbe la pena praticare il Tai Chi Chuan. Ma c'è molto di più perché la valenza terapeutica di questa antica arte marziale va oltre riuscendo persino a migliorare la vita dei pazienti con insufficienza cardiaca. Lo dimostra una ricerca, pubblicata sugli Archives of Internal Medicine, condotta al Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston su 100 pazienti con scompenso cardiaco. «Questo studio è molto importante perché presenta risultati statisticamente validi in pazienti anziani che, a causa dell'insufficienza cardiaca, hanno molta difficoltà a svolgere esercizi fisici anche leggeri» commenta Francesco Bottaccioli, direttore della Scuola internazionale di medicina avanzata e integrata e di scienze della salute.

«Il gruppo che ha seguito il Tai Chi ha mostrato un miglioramento in tutti i parametri, ma ha raggiunto un'ampia significatività statistica nel test che misura la qualità della vita che raccoglie dati sia sulla salute fisica che su quella psicologica. Mentre il gruppo di controllo ha mantenuto lo stesso (non positivo) punteggio sulla qualità della vita, il gruppo del Tai Chi l'ha migliorato di tre volte». La "meditazione in movimento" che caratterizza il Tai Chi è anche alla base del progetto Kids Kicking Cancer ideato da Rabbi Goldberg per aiutare i bambini oncologici a gestire il dolore ed accettare al meglio possibile la loro malattia. «Il concetto da cui partiamo» spiega il rabbino, che dal Michigan (Usa) sta provando a far partire il progetto anche in Italia (al Bambino Gesù di Roma, con l'aiuto di Pfizer), «è quello di portare nel bambino energia per creare pace e relax grazie al movimento e soprattutto alla respirazione profonda che crea le condizioni migliori per affrontare con successo il dolore, la paurae l'ansia». Con risultati più che tangibili come dimostra un report stilato dal Center for Disease Control di Atlanta per valutare la gestione del dolore.

L'impatto è stato valutato su 244 bambini che lamentavano un livello di dolore classificato con una scala da 1 a 10. Di questi, l'88,1% ha descritto un miglioramento dei loro sintomi dopo aver svolto lezioni di arti marziali. Dai bambini alla Terza Età: il British Journal of Sports Medicine ha pubblicato uno studio che rianalizzando ben 35 ricerche dimostra come il Tai Chi, possa ridurre il rischio di cadute e fratture.

Una funzione terapeutica confermata anche dalle Linee guida delle Società geriatriche americana e britannica. «Il Tai Chi è adatto sia per i giovani come prevenzione medica e pratica meditativa che per gli anziani a tutela della propria salute», conclude Luca Barattini che insegna da 10 anni Tai Chi terapeutico.

- IRMA D'ARIA

 

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Tai Ji e Neuroriabilitazione

 

Anche al San Raffaele Portuense di Roma si sta sperimentando il Tai Ji Quan per aiutare i 'malati' di Parkinson. La pratica dell'antica arte marziale infatti favorisce il recupero della coordinazione del movimento. Per il San Raffaele di Roma lo sviluppo di competenze e organizzazione, di studi e ricerche per meglio affrontare la patologia del Parkinson è una lunga tradizione. In collaborazione con l'Università di Tor Vergata è stato ora messo a punto un insieme di programmi di riabilitazione specifica come, ad esempio, quello incentrato sul Tai Ji.

 

"La malattia di Parkinson è la più comune del sistema nervoso centrale dovuta alla degenerazione cronica e progressiva di quell'area del cervello in cui viene prodotta la dopamina, un neurotrasmettitore essenziale per il controllo dei movimenti corporei in sui svolge una attività inibitoria. Nell'organismo si crea perciò uno squilibrio fra i meccanismi inibitori e quelli eccitatori, a favore di questi ultii, provocando tremore a riposo, instabilità posturale, disturbi della parola e della scrittura, turbe vegetative e spesso sintomi ansiosi e depressivi."

"Il Tai Ji Quan, nato come arte marziale, con il tempo si è evoluto come una pratica psicomotoria particolarmente adatta alla popolazione anziana in grado di migliorare l'autostima, ridurre l'ansia, aumentare la resistenza cardiorespiratoria, la forza muscolare e l'equilibrio." Il Tai Ji in effetti può essere ritenuto, da noi occidentali, una scienza esatta, dal momento che riesce a sincronizzare non solo i movimenti biomeccanici del corpo, ma anche 'pensieri' ed 'emozioni' che ben sappiamo possono essere all'origine di discrasie.

Sono molti ormai gli studi sugli effetti del Tai Ji, soprattutto negli USA e nel nord Europa, che ne dimostrano la utilità per gli anziani (e meno anziani) che lo praticano. I praticanti infatti hanno un controllo (consapevolezza) dell'equilbrio simili ai soggetti più giovani.
"Il Tai Ji è una scienza ed è un 'arte, con il corpo rilassato e la mente allo stesso tempo calma e concentrate, che prevede un inizio caratterizzato da posture semplici e di maggiore stabilità con una graduale progressione delle difficoltà che implicano rotazioni globali del tronco e della testa abbinate a trasferimenti del peso del corpo da un piede all'altro. Si è pendsato di utilizzarlo nei parkinsoniani perchè questi pazienti sofforno di una progressiva instabilità posturale che fa lievitare la paura di cadere, riducendo ulteriormente la mobilità." Così dice Liana Bestavashvili, neurologa, responsabile del programma di neuroriabilitazione del San Raffaele Portuense.

 

fonte: "Il Giornale" 19/07/2010 pag 34