Il Tai chi benefico per le persone anziane
By: Jody Cross

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La pratica del Tai Chi ha origine secoli orsono in Cina. Monaci buddisti e preti taoisti avrebbero studiato il movimento degli animali e del sistema solare, e trasformato questi movimenti in esercizi designati a incrementare la forza e ad aumentare la longevità.
 
Il Tai Chi, così come è praticato oggi, comporta una serie di movimenti del corpo, controllati armoniosamente e a basso-impatto, che includono un'andatura graduale, lo spostamento dei pesi, e delle rotazioni, mentre il corpo resta dritto e in posizione eretta. Questa disciplina è praticata molto lentamente, regolarmente, e con delicatezza, con enfasi sulla continuità del movimento. Uno dei principi chiave del Tai Chi è che non bisogna forzare nulla. E' concepito come una lingua vivente del corpo, della mente e dello spirito.
 
I benefici del Tai Chi si stanno dimostrando un utile complemento alla medicina occidentale. Il Tai Chi aiuta a coltivare un equilibrio migliore attraverso il miglioramento della coordinazione e il controllo corporeo nel corso dei movimenti. Gli anziani, anche coloro oltre gli ottant'anni, ritengono che la forza, l'equilibrio e la flessibilità sviluppati con la pratica del Tai Chi siano di aiuto a estendere i benefici di una buona salute e di fiducia in se stessi negli anni successivi.
 
La capacità di focalizzare l'attenzione, che viene sviluppata nella pratica del Tai Chi, non solo rilassa il corpo e la mente, ma aiuta a mantenere la vivacità mentale. Il Tai Chi rinforza i muscoli, aiuta a ridurre lo stress, migliora la concentrazione e aumenta l'energia.
 
La comunità sanitaria studia continuamente gli effetti del Tai Chi sugli anziani. Un gruppo di persone anziane, con una media intorno agli ottant'anni, prese parte a uno studio condotto dall'Università dell'Illinois nel 2006. Nell'arco di meno di sei mesi furono registrati nel gruppo forti miglioramenti dell'equilibrio, del livello di energia, della flessibilità e della qualità del sonno.
 
In un altro studio effettuato alla Mayo Clinic, fu rilevato, negli anziani che praticavano regolarmente il Tai chi, un sollievo ai sintomi di ansia, dolore cronico e depressione, e inoltre, un miglioramento della coordinazione e una riduzione del numero delle cadute. Oltre a ciò venne riscontrato anche il miglioramento dello svolgimento delle attività fische quotidiane, fondamentale per una vita autosufficiente. Altri benefici registrati dalla pratica del Tai Chi comprendevano la riduzione dei dolori legati all'artrosi, della rigidità delle articolazioni, e della pressione alta.
 
Il Tai Chi è veramente accessibile a persone di tutte le età. Persino persone che necessitano di tutori per la deambulazione possono partecipare a forme modificate di Tai Chi. E' una pratica che non richiede un abbigliamento o un'attrezzatura speciale, e può essere facilmente praticata ovunque, con rischi minimi. I corsi vengono praticati nei centri per gli anziani, nei parchi, nei centri sociali e nei centri sportivi.
 
Inoltre il Tai Chi favorisce l'incontro con le persone, una maggiore fiducia in se stessi e l'indipendenza.

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Tai chi, un toccasana
per gli anziani
 
Numerosi studi promuovono la disciplina orientale contro insonnia, colesterolo, osteoporosi
 
 
Ha perso ogni contenuto agonistico per diventare un sistema in grado di migliorare la salute del corpo e della mente senza compiere sforzi particolari. Per questo il tai chi (o taijiquan) è indicato anche per gli anziani.
La pratica di quest'arte marziale cinese consiste nell'esecuzione di una sequenza di movimenti che riproducono, al rallentatore, un combattimento con un avversario immaginario.
«L'esercizio rende il corpo più agile e flessibile e migliora la postura con grandi benefici per schiena, spalle e collo, contrastando anche l'insorgere di artriti», spiega Sergio Raimondo, docente presso la facoltà di scienze motorie a Urbino. E il coordinamento tra respiro e mosse ha un effetto antistress.
Una messe di studi si è affastellata in questi anni promuovendo il tai chi.
• Una recente ricerca della University of California di Los Angeles ha dimostrato che aiuta a combattere l'insonnia negli anziani.
• Un'indagine della National Taiwan University è giunta alla conclusione che fa abbassare i livelli di colesterolo e dei trigliceridi nel sangue degli individui ad alto rischio cardiaco.
• Studi della Harvard Medical School hanno attestato il suo ruolo nella difesa dall'osteoporosi.
• Una ricerca della Tufts University ha dimostrato che il tai chi attenua i sintomi dell'artrosi del ginocchio.
Il tai chi può essere praticato da tutti e anche per gli anziani non presenta alcuna controindicazione


La storia

TAIJI QUAN

 

Origini storiche e principi fondamentali

 

 

1. Introduzione

 

 

Esiste un gran numero di leggende sull'origine delle arti marziali cinesi. Quello che si sa di sicuro è che le prime rappresentazioni artistiche di uomini (probabilmente soldati) in posa marziale risalgono al periodo preistorico (oltre 4000 anni fa). Il Kung Fu rimase essenzialmente composto da una serie di danze di guerra e da esercizi fisici di preparazione militare fino al periodo denominato "primavere ed autunni" (770 - 476 a.C.), in cui nacquero e si svilupparono le grandi correnti filosofiche cinesi come il Taoismo ed il Confucianesimo. In questa epoca le tecniche marziali iniziarono a fondersi con la filosofia e la religione fino a diventare un argomento di studio persino nei monasteri. Dalla saggezza guerriera dell'antico Kung Fu, derivata dagli insegnamenti del Taoismo e dalla pratica dello Shaolin, per secoli riservato solo ai prescelti, si passò via via ad una diffusione sempre più ampia tra la popolazione civile che determinò anche la dispersione dei maestri su un territorio vastissimo, con la conseguente ulteriore frammentazione delle conoscenze e degli stili.

 

Il significato del termine Taiji Quan si può tradurre in “la Boxe della Suprema Polarità” ed è parte integrante del Wu Shu (arti marziali cinesi).

Il wushu si suddivide in due grandi scuole: la Scuola Esterna (waijia) che enfatizza l’aspetto esteriore “visibile”come la potenza, la velocità e l’acrobatica, e la Scuola Interna (neijia), che pone l’accento su doti meno “appariscenti” come la concentrazione, il rilassamento, la scioltezza e l’energia interna. Si ritiene che il Taiji Quan faccia parte di quest’ultima scuola, insieme ad altre due tecniche definite “Boxe del corpo e del pensiero” (xingyi quan) e “Boxe degli otto trigrammi” (bagua quan). La scuola esterna e quella interna sono collegate rispettivamente all’attività di due famosi centri religiosi cinesi: il tempio Shaolin ed il monte Wudang, centro taoista molto fiorente dalla dinastia Song (960-1279) in poi. Il Taiji Quan è uno stile caratterizzato da movimenti lenti e continui in cui tutte le parti del corpo, dalla testa alle spalle, dal busto alle braccia, dalle gambe fino ai piedi si muovono all’unisono senza interruzione e con morbidezza, al ritmo vitale del respiro. La mente (yi) guida ogni singolo movimento, ed è mantenuta rilassata ed allo stesso tempo concentrata, sempre vigile e consapevole.

 

I principi del Taiji Quan affondano le radici nella Medicina Tradizionale Cinese e nelle antiche pratiche taoiste per il mantenimento della salute. La pratica di questa arte induce ad un piacevole stato di benessere psicofisico. Per i suoi effetti salutari è sempre più praticata in tutto il mondo da donne e uomini di tutte le età.

. Le origini del Taiji Quan tra storia e leggenda

 

Le origini del Taiji Quan si perdono nella notte dei tempi, e di esse sono state date molte versioni, più o meno leggendarie. Vediamone alcune.

 

Zhang Sanfeng

 

 

Il mito più diffuso attribuisce l’origine del Taiji  a Zhang Sanfeng, un monaco taoista esperto agopuntore ed erborista nato intorno al 1270 d.C. durante la dinastia Song e vissuto nel tempio taoista del monte Wudang. La leggenda narra come Zhang Sanfeng, osservando i movimenti sinuosi di un serpente che sconfiggeva una gru come anche i movimenti di altri animali, abbia ideato una serie di movimenti che poi propose agli altri monaci per migliorane la circolazione energetica impigrita dall’eccessiva sedentarietà. Nel tempo, grazie alla consapevolezza interiore ed esteriore che quelle tecniche sviluppavano ed alla eccezionale quantità di energia che riuscivano a produrre, si vide che i monaci che eccellevano in questa pratica erano anche abilissimi combattenti: fu così che il Taiji Quan diventò Arte Marziale.

Un’altra versione afferma che Zhang Sanfeng abbia ricevuto gli insegnamenti di questa potente tecnica di combattimento a mani nude dall’Imperatore Nero, Xuandi, che gli apparve una notte in sogno.

 

Una terza versione vuole che Zhang Sanfeng si sia fermato, nel corso di uno dei suoi viaggi, presso il tempio Shaolin e lì sia rimasto molto colpito dalle tecniche di combattimento praticate dai monaci. Successivamente, Zhang Sanfeng avrebbe introdotto queste tecniche nel monastero di Wudang, ma apportando importanti modifiche. Riteneva, infatti, che i monaci Shaolin facessero un eccessivo uso della forza esterna, disperdendo molta energia. In questo modo egli ideò il Taiji Quan, che tra i principi di base ha quello della “massima efficacia con il minimo sforzo”.

A Zhang si attribuiscono inoltre le tredici posizioni fondamentali del Taiji Quan che corrispondono agli otto trigrammi dell’Yi Jing (Libro dei Mutamenti) e ai cinque movimenti energetici, o Wu Xing (vedi oltre), fondamentali per la comprensione della cosmologia cinese.

L’ipotesi storicamente più accreditata sull’origine del Taiji Quan indica in Chen Wangting colui che a cavallo dei secoli XVI e XVII diede origine all’evoluzione del Taiji.

 

Chen Wangting, nato nel villaggio di Chenjiagou tra la fine del periodo Ming e l’inizio di quello Qing, era un uomo di cultura e un guerriero professionista che aveva al proprio comando una guarnigione nella contea di Wen. E’ con lui che si delinea la prima documentazione storica sulle origini del Taiji Quan. Studioso di molte arti da combattimento, trasmise alle arti marziali della famiglia l’applicazione dell’energia interna "Daoyin" e i metodi della respirazione "Tuna", caratteristiche del patrimonio esoterico taoista "Qigong".

Ulteriori contributi apportati da Chen Wangting alle arti marziali sono stati lo sviluppo dei movimenti a spirale e la creazione degli esercizi di spinta con le mani "Tuishou". A lui si devono l’acquisizione del rilassamento nelle arti marziali quale veicolo di forza e di energia interna.

Chen Changxing, discendente di Chen Wangting, ebbe anch’egli un ruolo importante nella storia del Taiji Quan: fu il primo a diffondere lo stile all’esterno della famiglia Chen. Vissuto tra il 1771 ed il 1853 ebbe molti discepoli tra i quali Yang Luchan, proveniente dalla provincia dello Hubei, che in seguito fondò la scuola Yang.

 

Yang Luchan

(1799-1872)

Se il villaggio di Chenjiagou con la famiglia Chen è stato considerato  la culla del Taiji Quan, la famiglia Yang è stata sicuramente la fautrice della sua diffusione. Yang Luchan, vissuto tra il 1789 ed il 1872, lavorò come servitore presso la famiglia Chen e di nascosto seguì gli insegnamenti che Chen Changxing tramandava ai propri figli. Scoperto da Chen Changxing, che rimase sorpreso dalla bravura conseguita da Yang Luchan, gli fu concesso di partecipare agli insegnamenti che sino ad allora erano stati gelosamente riservati ai soli membri della famiglia. Dopo essere tornato nel proprio paese natale nello Hebei, dove insegnò il Taiji Quan per un certo periodo, Yang Luchan si trasferì a Pechino dove fondò la scuola di Taiji Quan stile Yang. Sfidato da maestri appartenenti ad altre scuole viene ricordato come invincibile, e di lui si narrano episodi dai contorni leggendari.

Yang Chengfu, nipote di Yang Luchan che visse tra il 1883 ed il 1936, estese la conoscenza del Taiji Quan in tutta la Cina.

In tale periodo il Taiji Quan subì grandi trasformazioni diventando sempre più una tecnica per il mantenimento della salute psicofisica, perdendo via via la sua natura marziale di esclusiva tecnica di combattimento.

Un ulteriore apporto alla diffusione del Taiji va attribuita a Chen Weiming, allievo di Yang Chengfu. Nel 1915 Chen Weiming conobbe a Pechino Sun Lutang che più tardi fondò uno stile di Taiji chiamati Sun. Fu proprio grazie a questo incontro che Chen Weiming poté entrare in contatto con Yang Chengfu che in seguito divenne il suo maestro. Nel 1924 Chen Weiming si stabilì a Shanghai dove fondò una società per la diffusione del Taiji di stile Yang.

Altri maestri si trasferirono dalle campagne alle grandi città e numerosi furono gli allievi che iniziarono a frequentare le scuole di Taiji Quan, alcuni di loro divennero a loro volta buoni insegnanti e finirono per fondare vere e proprie associazioni o per insegnare Taiji nei parchi. All’inizio degli anni ‘30 l’insegnamento del Taiji fu introdotto in alcune scuole pubbliche e negli istituti di educazione fisica.

 

Sun Lutang

(1860-1932)

La scuola di stile Sun fu creata da Sun Lutang (1860 - 1932) che sistematizzò uno stile di Taiji in cui le tecniche risultano più dure che nella scuola Yang. Sun Lutang, esperto di stili interni quali il "Bagua quan" e lo "Xingyi quan", fuse insieme questi due stili con il Taiji dando origine ad uno stile del tutto particolare. Tale scuola si diffuse soprattutto nelle provincie dello Hebei e dello Jiangsu.

Le principali scuole di stile Wu sono due, in quanto sono omonimi i due fondatori che le hanno create. Una fu fondata da Wu Yuxiang (1812 - 1880) che studiò con Yang Luchan e Chen Qingping, e la seconda fu fondata da Wu Jianquan (1870 - 1942) della provincia dello Hebei; il suo maestro fu il padre Wu Quanyou, già allievo di Yang Banhou, primogenito di Yang Luchan. Avendo studiato la piccola concatenazione che prevede movimenti più contratti, trasmise questa connotazione allo stile Wu, imprimendo al corpo posizioni più inclinate rispetto allo stile Yang.

Wu Jianquan diventò insegnante di arti marziali delle guardie del palazzo presidenziale ed in seguito fu chiamato ad insegnare nella scuola di Educazione Fisica di Pechino e a Shanghai, dove diresse la locale Associazione delle Arti Marziali.

 

Chen Fake

(1887-1957)

Indipendentemente dalle variazioni adottate gli stili menzionati hanno in comune la stessa matrice: lo stile Chen. Tra gli eredi più prestigiosi dello stile che hanno contribuito alla diffusione di tale patrimonio spicca sicuramente Chen Fake (1887 - 1957) rappresentante della XVII° generazione. Chen Fake, che considerava la propria conoscenza come patrimonio ereditario familiare, approdò a Pechino nel 1928 dove venne sfidato più volta dai migliori combattenti del momento. La gente rimase stupita dalla velocità e potenza che accompagnavano le sue tecniche e l’ammirazione dei cinesi verso la sua imbattibilità e la sua capacità di sbarazzarsi degli avversari fu tale che Chen Fake venne sommerso di richieste di insegnamento e decise di stabilirsi a Pechino.

Con l’avvento del comunismo tutte le scuole marziali furono chiuse e i maestri confinati nelle comuni agricole o peggio uccisi. Buona parte della tradizione fu in pochi anni cancellata e solo coloro che poterono fuggire ad Hong Kong o Taiwan continuarono l’insegnamento. Solo alla fine degli anni ’50 la Repubblica Popolare Cinese dette avvio ad un recupero di queste discipline, ma orientate soprattutto all’azione preventiva e terapeutica, ed alla pratica sportiva. In quest’ottica la forma di Taiji Quan più diffusa è la forma Yang di 24 movimenti. Essa è stata appositamente semplificata, rispetto alla forma lunga originale, per facilitarne l’insegnamento alla popolazione

3. Le basi filosofiche del Taiji Quan: dal Wuji al Taiji

 

Tutti i principi del Taiji Quan sono in perfetto accordo con gli insegnamenti del Taoismo, una corrente filosofica della quale non è possibile stabilire con precisione cronologica l'epoca originaria di formazione. Tuttavia, la sua apparizione si può far risalire al periodo della dinastia Chou ( 1027-481 a.C.).

La teologia del Taoismo è imperniata sul concetto del Tao (la “Via”), l’essenza primaria dalla quale scaturiscono tutte le cose e il respiro primordiale che supporta la vita stessa. Il taoista dedica la propria vita alla ricerca dell’armonia con la natura, ovvero con il Tao, per poter raggiungere la completezza e l’unione con l’essenza dell’universo.

 

Secondo la filosofia taoista, la creazione dell’Universo avvenne a partire da  uno stato di suprema vacuità, di vuoto senza limiti, il Wuji.

Il Wuji esiste prima che qualsiasi cosa accada: quando da esso qualcosa sorge, la condizione originaria di vuoto cessa, ed è a questo punto che si manifesta Taiji. La situazione presenta allora due aspetti: il vuoto del Wuji è lo Yin, mentre ciò che si origina è lo Yang (Occhipinti, 1996) (Fig.1).

E’ Yang tutto ciò che ha caratteristiche di calore, movimento, forza centrifuga, mentre è Yin tutto ciò che ha caratteristiche di freddo, immobilità, forza centripeta. Nel movimento di un oggetto, ad esempio, l’inizio del movimento stesso è Yang, mentre la sua fine è Yin. Apparentemente opposti, Yin e Yang sono principi coesistenti e inseparabili come i poli di una calamita o le facce di una medaglia.

L’arte del Taiji Quan opera in particolare sull’alternanza e sull’equilibrio dello Yin e dello Yang, sull’inserimento armonico dell’uomo come parte cosciente tra il Cielo e la Terra nel suo collegamento con l’energia universale.   

L’Universo è un Taiji, ma lo è anche il corpo umano: macrocosmo e microcosmo, due entità in analogia che il praticante si sforza di armonizzare attraverso l’esercizio su di sé. Per armonizzare è necessario mantenere il corpo rilassato e la mente intensamente concentrata allo scopo di conseguire una sempre maggiore consapevolezza, eseguire posizioni né troppo rilassate (Yin) né troppo tese (Yang). In questo senso, un passo avanti contiene sempre in sé l’intenzione di ritirarsi; un passo indietro contiene sempre l’intenzione di avanzare.

Wuji è anche lo stato nel quale il praticante deve porsi prima di iniziare l’esercizio: è in uno stato di vuoto, di rilassamento, che rende percettiva ogni parte del corpo e permette al Qi di penetrare nel Dantian inferiore, un  punto situato tre dita sotto l’ombelico e due dita all’interno dell’addome.

Quando tutto è ancora immobile, e si forma l’idea di praticare Taiji Quan, si dice che “si passa dal Wuji al Taiji”.

Quando la forma del Taiji Quan inizia, lo Yin e lo Yang iniziano a separarsi emergendo in ogni azione: estensione (Yang) e ritrazione (Yin); avanzamento (Yang) e indietreggiamento (Yin); solidità (Yang) e vuoto (Yin). Nulla esiste senza il suo opposto, anzi, ogni cosa si realizza nel suo opposto: il più importante principio del Taiji Quan è infatti la ricerca dell’immobilità nel movimento, diventare Wuji nel movimento stesso.

3.1 I cinque mutamenti o Wu Xing

 

Dall’interazione complementare di Yin e Yang nacquero i cinque mutamenti, o Wu Xing costitutivi di tutta la realtà: fuoco, acqua, terra, legno e metallo.

Il Taiji Quan non può essere avulso da un simile caposaldo della filosofia taoista, ed infatti ognuno dei suoi cinque movimenti fondamentali rappresenta uno dei mutamenti: un passo in avanti è associato al metallo e lavora sui polmoni; un passo indietro è associato al legno e agisce sul fegato; guardare a sinistra è associato all’acqua e la sua azione influisce sui reni; guardare a destra è associato al fuoco e influisce sul cuore; l’equilibrio centrale è associato alla terra ed opera sulla milza (Li Rong Mei, 2008)

Questa associazione mette in evidenza come il Taji Quan promuova non soltanto un salutare accordo Yin-Yang tra l’attività mentale e il movimento fisico, ma anche un’armonica relazione tra gli organi interni, portando in conclusione all’equilibrio perfetto mente-corpo.

 

3.2 Gli otto trigrammi (Ba Gua)

 

Il Taiji è quindi il primo punto che emerge dal vuoto del Wuji; contiene il potere sia del livello dinamico che di quello statico, ed è la sorgente dello Yin e dello Yang. Nel livello statico, Yin e Yang sono combinati per formare una unità; nel livello dinamico, si separano generando le due forme di Yin e di Yang. Lo Yang è spesso rappresentato da un segmento lineare o da un piccolo cerchio bianco; lo Yin da un segmento spezzato in due o da un piccolo cerchio nero

 

 

 

Le due forme Yin e Yang, combinate due a due, generano quattro simboli o principi secondari , che a loro volta,  combinati tre a tre, generano gli otto trigrammi o Bagua, che corrispondono alle categorie nelle quali si possono classificare tutti i fenomeni dell’universo                        

 

La formazione degli otto trigrammi è descritta nell’Yi Jing, l’antico oracolo cinese detto anche Libro dei Mutamenti.

Anche questi otto trigrammi costituiscono un caposaldo della filosofia taoista, e ad essi si ispirano le otto posizioni fondamentali del Taiji Quan o otto cancelli (Ba Men).

 

3.3 Gli otto cancelli (Ba Men) e i cinque passi (Wu Bu) del Taiji Quan

 

I Ba Men, letteralmente “le otto porte”, insieme ai Wu Bu, “i cinque passi”, costituiscono i tredici Shi del Taiji Quan, cioè i tredici movimenti fondamentali la cui elaborazione risalirebbe allo stesso Zhang Sanfeng.

I Ba Men  sono abbinati alle quattro direzioni cardinali ed ai quattro angoli, e costituiscono i possibili orientamenti del corpo nello spazio durante l’esecuzione della forma. Gli otto cancelli, associati alle otto forze del Taiji Quan, sono: parare o Peng, ritirarsi ruotando o Lü, premere o Ji, spingere o An, tirare verso il basso o Cai, dividere o Lie, colpire con il gomito o Zhou e colpire con il corpo (impropriamente tradotto con spalla) o Kao (fig. 5).

 

 

Per descrivere le otto forze del Taiji Quan attraverso l’analisi delle Gua (trigrammi) che le rappresentano, alcuni studiosi usano associare il tratto inferiore alle gambe, quello intermedio al tronco, quello superiore alle braccia. Vediamo ora in modo più dettagliato il significato di questi otto principi (Daniele, 1999).

 

1)         Peng (parare): il movimento Peng è associato al Cielo (Chien). Il movimento consiste appunto nel parare, nel difendersi andando incontro in maniera attiva.

E’ la forza che si oppone, che deve essere sviluppata in tutte le direzioni ed è analoga alla forza di spinta di un pallone. La sua azione è Yang: yang nelle braccia, nel busto e nelle gambe.

2)         Lü (tirare indietro ruotando): il movimento Lü è associato alla Terra (Kun). Il movimento consiste appunto nel tirare indietro ruotando. La sua azione è Yin a tutti i livelli (cedono le gambe, il tronco e le braccia).

3)         Ji (premere avanti): il movimento Ji è associato all’Acqua (Kan). Per premere le gambe e le braccia sono morbide (Yin) ma il tronco è solido (Yang). L’acqua è morbida solo in apparenza, ma è dura in essenza.

4)         An (spingere): il movimento An è associato al Fuoco (Li). In questo movimento le gambe e le braccia sono solide (Yang), ed il busto cedevole (Yin). Il fuoco è Yang solo in apparenza, ma è Yin al suo interno.

5)         Cai (tirare in basso): il movimento Cai è associato al Vento (Xun). La tecnica Cai viene applicata all’interno di vari movimenti fondamentali. Morbide e mobili le gambe, solidi il tronco e le braccia. Nelle applicazioni assomiglia alla tecnica Lü, ma mentre in quest’ultima si cede alla forza dell’avversario, con Cai aggiungiamo alla sua la nostra forza.

6)         Lie (separare, schivare): il movimento Lie è associato al Tuono (Zhen). Anche questa tecnica si ritrova all’interno di vari movimenti fondamentali. Solide le gambe, mobili le braccia e il tronco. L’effetto della tecnica è di dividere l’avversario tirandolo da una parte e spingendolo dall’altra, o bloccandolo con le gambe e squilibrandolo con le braccia e con il tronco.

7)         Zhou (colpo di gomito): il movimento Zhou è associato alla Palude (Tui). Stabili gambe e busto, estremamente mobili le braccia. Il colpo di gomito nel Taiji Quan è improvviso, pericoloso ed infido, proprio come l’immagine della palude che lo rappresenta.

8)         Kao (colpo di spalla): il movimento Kao è associato alla Montagna (Gen). Nonostante la dicitura, in realtà il colpo viene portato con tutto il corpo e non solo con la spalla. Stabili e dure le braccia, mobili gambe e busto. La montagna è dura in superficie, ma cava al  suo interno.

 

Passiamo ora alla descrizione dei cinque passi del Taiji Quan, o Wu Bu.

I cinque passi, che attengono ai movimenti delle gambe durante la pratica, sono abbinati ai cinque mutamenti o Wu Xing. Essi sono: avanzare o Jin Bu (Metallo), indietreggiare o Tui Bu (Legno), guardare a destra o You Ban (Fuoco), scrutare a sinistra o Zuo Gu (Acqua) e stare al centro o Zhong Ding (Terra)

E’ da notare che il termine cinese “Xing” (che è uno dei 214 caratteri fondamentali antichi) significa muoversi, camminare, viaggiare; di conseguenza, sia nel campo della Medicina Tradizionale Cinese che in quello filosofico o delle arti marziali, Wu Xing si riferisce a cinque diverse forme di energia che si muovono e mutano continuamente. Per questi motivi, il termine Wu Xing, spesso tradotto con il termine di “i cinque elementi”, in realtà andrebbe più propriamente tradotto con i termini “cinque movimenti – cinque trasformazioni – cinque azioni – cinque spostamenti”.

 

 

 

4. Yang Chengfu e i dieci principi fondamentali del Taji Quan

 

 

Yang Chengfu

(1883-1936)

I dieci principi fondamentali per la pratica del Taiji Quan furono trasmessi oralmente da Yang Chengfu e trascritti da Chen Weiming. Queste regole auree della pratica consentono di raggiungere il buon “funzionamento” del corpo mentre ci muoviamo, fanno circolare il Qi in maniera regolare e senza “ristagni” e, in caso di combattimento e/o applicazione marziale, ci permettono di proteggere noi stessi dall’avversario. Essi sono:

 

1.         Vuoto, vivo, spingente verso l’alto ed energetico: “Spingente verso l’alto ed energetico” significa che la posizione della testa è eretta ed allineata e lo spirito affluisce fino alla sommità. Evitate l’uso della forza, altrimenti la nuca si irrigidisce e il qi e il sangue non possono circolare liberamente. Dovete avere un’intenzione vuota, viva (o libera) e naturale. Senza un’intenzione vuota, viva, spingente verso l’alto ed energetica, non sarete in grado di innalzare il vostro spirito.

 

2.         Incassare il torace ed estendere la schiena. La frase “incassare il torace” significa che il torace è leggermente spinto verso l’interno, cosa che favorisce la discesa del qi nel campo del cinabro (dāntián). Il torace non deve essere gonfio, altrimenti il qi si blocca nella regione toracica, la parte superiore del corpo diventa pesante e la parte inferiore leggera, ed i talloni perdono facilmente l’aderenza al terreno. “Arrotondare la schiena” fa sì che il qi aderisca ad essa. Se sarete capaci di incassare il torace, allora vi sarà naturale arrotondare la schiena. Se siete in grado di arrotondare la schiena, allora potrete emettere una forza dalla spina dorsale alla quale nessuno potrà opporsi.

 

3.         Rilassare la vita. La vita è il comandante di tutto il corpo. Solo quando sarete capaci di rilassare la vita, allora le gambe acquisteranno forza e la parte inferiore del corpo sarà stabile. L’alternanza di vuoto e pieno deriva dalla rotazione della vita. Da qui il detto: “La sorgente del destino dipende dal sottile interstizio della vita”. Ogni volta che c’è una mancanza di forza nella vostra forma, cercatela nella vita e nelle gambe.

 

4.         Distinguere il vuoto dal pieno. La prima regola nell’arte del taijiquan è distinguere il pieno e il vuoto. Se tutto il peso del corpo è sulla gamba destra, allora si dice “piena” e la sinistra “vuota”. Se l’intero peso del corpo è sulla gamba sinistra, allora si dice che la sinistra è “piena” e la destra è “vuota”. Solo dopo che sarete capaci di distinguere il pieno e il vuoto i vostri movimenti di rotazione saranno leggeri, agili e quasi senza sforzo; se non sarete in grado di fare questa distinzione, allora i vostri passi saranno pesanti e lenti, non sarete capaci di mantenere l’equilibrio e sarà facile per un avversario controllarvi.

 

5.         Abbassare le spalle e lasciar cadere i gomiti. Abbassare le spalle significa che le spalle sono rilassate, aperte e lasciate scendere verso il basso. Se non riuscite a rilassarle verso il basso, le spalle si alzeranno e allora il qi le seguirà e andrà in alto, provocando una mancanza di forza in tutto il corpo. Far cadere i gomiti significa che i gomiti sono rilassati verso il basso. Se alzate i gomiti, allora non potrete abbassare le spalle. In tal modo non potrete spingere nessuno molto lontano.

 

6.         Usare l’intenzione e non la forza. I classici del taijiquan dicono: “Questa è assolutamente una questione di intenzione piuttosto che di forza”. Quando praticate taijiquan lasciate l’intero corpo rilassato ed esteso. Non impiegate neppure una minima parte di forza bruta, che causerebbe blocchi muscoloscheletrici o circolatori, con il risultato di trattenervi ed inibirvi. Soltanto allora sarete capaci di cambiare, trasformare e ruotare con leggerezza e agilità. Qualcuno potrebbe chiedersi: se non uso la forza, come posso produrre forza? La rete dei meridiani dell’agopuntura e i canali che percorrono il corpo sono come i corsi d’acqua sulla superficie della terra. Se i corsi d’acqua non sono bloccati, l’acqua circola; se i meridiani non sono ostruiti, il qi circola. Se muovete il corpo con forza e rigidità, l’energia nei meridiani ristagna, qi e sangue sono ostruiti, i movimenti non sono agili; basta che qualcuno vi tocchi che tutto il vostro intero corpo sarà mosso. Se usate l’intento, piuttosto che la forza, dovunque l’intenzione va, là va il qi. In questo modo - perché il qi e il sangue scorrono, circolano ogni giorno nell’intero corpo, mai ristagnando - dopo molta pratica, otterrete una reale forza interna. Questo è quello che vogliono dire i classici del taijiquan con “Solo essendo estremamente morbidi, sarete capaci di raggiungere una estrema durezza”. Chi è veramente esperto nel taiji ha braccia che sembrano seta avvolta attorno al ferro, immensamente pesanti. Chi pratica le arti marziali esterne, quando usa la sua forza, sembra molto potente. Ma quando non usa la forza, è molto leggero e instabile. In questo modo possiamo vedere che la sua forza è veramente esterna, o forza superficiale. La forza usata dai praticanti di arti marziali esterne è particolarmente facile da guidare o deviare, quindi non è di molto valore.

 

7.         Coordinare la parte superiore e inferiore del corpo: Nei classici del taijiquan “Sincronizzare le parti superiore e inferiore del corpo” si esprime come: “Con le radici nei piedi, lanciata dalle gambe, governata dalla vita, si manifesta nelle mani e nelle dita - dai piedi alle gambe alla vita - tutto unito in un solo impulso”. Quando le mani si muovono, la vita si muove e le gambe si muovono, lo sguardo si muove con loro. Soltanto allora possiamo dire che le parti superiore ed inferiore del corpo sono sincronizzate. Se una parte non si muove, allora non è coordinata col resto.

 

8.         Armonizzare interno ed esterno. Quello che pratichiamo nel taiji dipende dallo spirito, da qui il detto: “Lo spirito è il generale, il corpo le sue truppe”. Se potete elevare il vostro spirito, i vostri movimenti saranno naturalmente leggeri ed agili, la forma niente più che vuoto e pieno, aperto e chiuso. Quando diciamo “aprire”, non significa semplicemente aprire le braccia o le gambe; l’intento mentale deve aprirsi insieme alle membra. Quando diciamo “chiudere”, non significa semplicemente chiudere le braccia o le gambe; l’intento mentale deve chiudersi insieme alle membra. Se l’interno e l’esterno saranno uniti in un unico impulso, allora diventeranno un tutto indissociabile.

 

9.         Praticare con continuità e senza interruzione. La forza nelle arti marziali esterne è una specie di forza bruta acquisita, cosicché ha un inizio e una fine, momenti in cui è continua e momenti in cui è interrotta, cioè quando la vecchia forza è completamente consumata e la nuova non è ancora sorta c’è un momento in cui è estremamente facile essere soggiogati da un avversario. Nel taiji si usa l’intenzione piuttosto che la forza, e dall’inizio alla fine, in modo scorrevole e continuo, si completa un ciclo e si ricomincia dall’inizio, in modo circolare senza fine. Questo è quello che i classici del taijiquan esprimono con “Come lo Yangtse o Fiume Giallo, fluisce senza fine”. E ancora: “Muovere la forza è come srotolare fili di seta dal bozzolo”. Ambedue queste citazioni si riferiscono all’unificare in un unico impulso.

 

10.       Cercare la quiete nel movimento. I praticanti di arti marziali esterne valorizzano il saltare e il bloccarsi come abilità, e fanno questo fino a che il respiro (qi) e la forza non si esauriscono, cosicché dopo aver praticato restano senza fiato. Nel taijiquan si usa la quiete per vincere il movimento, e anche nel movimento c’è quiete. Così quando eseguite la forma, più lentamente è, meglio è! Quando praticate lentamente il vostro respiro diventa profondo e lungo, il qi affonda nel campo del cinabro e naturalmente non ci sono nocive costrizioni e dilatazioni dei vasi sanguigni. Se lo studente si applica con attenzione, sarà in grado di comprendere il significato che sta dietro a queste parole.

 Antonella Vannini

 

 

 


 

 

GLI EFFETTI BENEFICI DEL TAI CHI  
Il Tai Chi Chuan è un’arte marziale, praticata in Cina da diversi secoli. Essa combina tecniche di respirazione diaframmatica e di rilassamento, con posizioni che fluiscono armoniosamente l’una nell’altra tramite movimenti lenti, garbati ed equilibrati. Il Tai Chi Chuan comprende vari stili: i più praticati sono lo Yang e il Chen; la fluidità e la continuità dei movimenti sono comune denominatore di tutti gli stili. Questo esercizio è riconosciuto per avere effetti benefici sia dal punto di vista psicologico, sia nel favorire il controllo dell’equilibrio, l’agilità e la salute cardiovascolare, soprattutto in pazienti anziani.
 
Tuttavia, l’efficacia di questa pratica rispetto agli esiti di salute è difficile da dimostrare; l’approccio naturale, la lunga storia e la visione olistica sono argomenti che non aiutano a sistematizzare.
 
Oggi la medicina scientifica è considerata essere quella “evidence based”, vale a dire una medicina le cui terapie hanno mostrato di migliorare esiti clinici ben definiti, attraverso sperimentazioni cliniche basate sul confronto tra gruppi di pazienti organizzati in base alla allocazione casuale al trattamento, i “randomized clinical trial” (RCT). Sulla base di questo metodo, risulta difficile sistematizzare l’efficacia delle “terapie non convenzionali” cui viene attribuito un approccio “olistico”; seguire tale approccio significa infatti adottare un punto di vista “multifattoriale” nello studiare l’insorgenza e lo sviluppo delle malattie, in base al quale la patologia è pensata come il risultato di una combinazione complessa di diversi elementi fisici, psicologici e sociali (1). Il riconoscimento di questa dinamica, per quanto possibile utilizzata anche negli studi epidemiologici, rende tuttavia delicata l’interpretazione dei risultati.
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I risultati nella letteratura scientifica
 
Nell’ultimo decennio sono stati presentati numerosi lavori relativi ai molteplici effetti di questa pratica sulla salute. In questo articolo verranno tuttavia rendicontate esclusivamente due pubblicazioni fra le più recenti, che sono state redatte con il metodo della revisione sistematica e della metanalisi (2,3).
 
La revisione sistematica di Wang e coll. prende in considerazione 743 articoli originali sul Tai Chi, in lingua inglese o cinese. I risultati vengono presentati sulla base dell’efficacia rispetto ai diversi esiti di salute.
 
Vengono valutati principalmente:
1.         il mantenimento dell’equilibrio e la diminuzione delle cadute nell’anziano,
2.         le malattie muscolo-scheletriche,
3.         l’ipertensione,
4.         il sistema cardiovascolare e respiratorio,
5.         la risposta psicologica.
1.         sono stati selezionati 11 articoli originali, 10 statunitensi ed 1 cinese. In tutti i casi sono riferiti l’aumento della stabilità e dell’equilibrio e la riduzione nel numero delle cadute.
2.         sono stati selezionati 4 articoli originali, 3 statunitensi ed 1 cinese. In 3 studi sono riferiti l’aumento della mobilità funzionale e il miglioramento della qualità della vita in pazienti anziani con osteoartrite o con altre condizioni croniche disabilitanti. Un articolo descrive la mancanza di efficacia nella diminuzione dei sintomi in pazienti con artitrite reumatoide.
3.         sono stati selezionati 4 articoli originali, 2 statunitensi e 2 cinesi. In tutti i casi è descritta la diminuzione della pressione, anche in pazienti in fase di terapia post-infarto.
4.         sono stati selezionati 17 articoli originali, 1 statunitense e 16 cinesi. Di questi studi 15 riferiscono un miglioramento nella funzione cardiorespiratoria, anche in pazienti anziani e in pazienti con bypass coronarico, mentre 2 rilevano assenza di miglioramenti.
5.         sono stati selezionati 6 articoli originali, 1 cinese e 5 eseguiti in altri Paesi, tra cui Stati Uniti, Canada ed Australia. Tutti gli studi, escluso quello eseguito negli Stati Uniti su 135 pazienti, descrivono la diminuzione di ansia stress e depressione.
Taylor- Piliae, nella sua metanalisi mette in relazione l’effetto della pratica del Tai Chi con lo sviluppo delle capacità aerobiche. Prende in considerazione 8 studi per un totale di 344 soggetti di età compresa tra i 50 e i 60 anni. I risultati, espressi in volume di ossigeno/kg di peso corporeo al minuto, indicano uno sviluppo maggiore della capacità aerobica nelle donne rispetto agli uomini. Un aumento della capacità aerobica si riscontra anche in coloro che praticano il classico stile Yang (108 movimenti) per un periodo di 52 settimane rispetto a soggetti che non svolgono alcuna attività fisica. Le raccomandazioni conclusive indicano la pratica del Tai Chi come una possibile forma di attività aerobica, facilmente praticabile, poco costosa ed accessibile alla fascia di età che può trarne maggior beneficio.
 
Nel maggio del 2003 il Dors ha sostenuto un programma di attività fisica sul luogo di lavoro, nato spontaneamente su iniziativa dei collaboratori. E’ stato scelto il Tai Chi sulla base dell’esperienza di alcuni colleghi ed è stato ricercato un Maestro che potesse raggiungere la sede lavorativa. Sono stati invitati a partecipare tutti gli interessati, che appartenessero o meno al gruppo DoRS. L’attività consiste in un’ora e mezza di esercizio settimanale, fuori orario di lavoro e con pagamento a carico di ogni lavoratore. La ginnastica viene praticata in estate nel parco pubblico adiacente la sede, e in inverno in un locale chiuso appartenente alla sede lavorativa. Non è stata promossa alcuna campagna per spingere i lavoratori ad aderire; la partecipazione si è fondata principalmente sulla sensibilità personale e sullo spirito di corpo.
Il gruppo iniziale era formato da 21 colleghi, 9 uomini e 12 donne. Il 38% (5 uomini e 3 donne) ha abbandonato l’esercizio dopo 3 mesi, mentre 13 (62%) hanno continuato a frequentare il corso. Dopo circa 1 anno si sono aggiunti 2 nuovi partecipanti. Al momento il gruppo è costituito da 5 uomini e 10 donne. La lezione settimanale conta sempre su una partecipazione di almeno il 50% degli iscritti.
Dopo un anno di pratica, i partecipanti descrivono uno sviluppo della consapevolezza della propria postura ed un maggiore controllo delle posizioni che vengono prese durante il lavoro. 2 persone riferiscono anche un aumento della calma e della concentrazione. Non sono stati a tutt’oggi descritti miglioramenti delle malattie muscolo-scheletriche, attribuibili probabilmente ad effetti a più lungo termine. Altri effetti sulla salute devono ancora essere valutati.